Stasera Real-Atletico è l’atto finale della Champions 2015-16. Un derby anormale nella Scala del Calcio: una conclusione degna del più grande trofeo calcistico europeo. Vediamo come sono arrivati a Milano i colchoneros del Cholo Simeone: sullo sfondo scintillano negli occhi le imprese con Barça e Bayern.
L’altra metà di Madrid, vissuta per anni all’ombra del grande Real, da qualche anno va finalmente forte non solo nella Liga (conquistata nel 2014, l’anno dell’altra sfortunatissima finale-derby vinta dalle merengues dopo il pareggio insperatissimo di Sergio Ramos all’ultimo respiro…) ma anche in Europa.
Quest’anno per Godin e compagni la Champions è stata un’immensa catarsi: iniziata dapprima nel girone dove, nonostante un frustrante 0-0 con la matricola Astana e la sconfitta del Calderon contro il Benfica per 1-2, l’Atletico è riuscito a passare il turno con le vittorie contro Galatasaray (2-0 sia all’andata che al ritorno nel segno della stella Griezmann), Benfica stesso (1-2 di vendetta al Da Luz che è valso la qualificazione) e tramite la scorpacciata casalinga contro i kazaki per 4-0.
Dagli ottavi in poi ogni sconfitta è stata indolore: prima il doppio sudatissimo 0-0 col Psv, e la vittoria ai rigori al Calderon proprio come due anni fa; poi le due sfide leggendarie contro Barcellona e Bayern.
La banda del Cholo ha dimostrato di avere una pellaccia durissima da scuoiare già ai quarti: il 2-1 del Camp Nou (col vantaggio firmato da Torres, poi espulso per un’ingenuità, e la riscossa segnata dallo scatenato Suarez) aveva illuso eccome Iniesta e compagni, ma al ritorno ci ha pensato di nuovo lui, le Petit Diable francese, a scatenarsi e ad affossare una volta per tutte gli alieni vestiti di blaugrana.
In semifinale la storia si è ripetuta di nuovo, ai danni di un’altra candidata alla vittoria finale: il Bayern Monaco. Anche l’altro spagnolo d’eccezione, Pep Guardiola, è andato a sbattere contro il proverbiale pullman piazzato dal collega Simeone davanti alla porta: prima il gol da cineteca di Saul Niguez, poi la saracinesca alzata da Oblak hanno strozzato l’urlo del gol nella gola dei bavaresi.
Al ritorno all’Allianz Arena è davvero successo di tutto: tra rigori respinti e parate d’antologia il portiere sloveno si è travestito ancora da protagonista, prima tirando via dallo specchio il penalty di Xabi Alonso e poi respingendo di tutto.
È stato ancora Griezmann a regalare il sorriso al Cholo e ai suoi compagni, prima della grande paura passata per l’acuto di Lewandowski. Alla fine il muro colchonero ha retto: un’altra sconfitta sulla tecnica del calcio in nome del motto “calcio, prosperi e attributi”…
Nell’eterna sfida tra concretezza e spettacolo, l’Atletico ha scritto un’altra pagina importante: chi la dura (e chi l’ha dura) alla fine la vince; stasera l’atto finale per constatare la vera durezza di un collettivo cholista a cui manca poco così per diventare grande.