Da Lisbona 2014 a Milano 2016 sono passati appena due anni, eppure la finale è sempre quella: Real-Atletico, il derby di Madrid declinato in versione Champions. Fra quella sera e l’epilogo di oggi a San Siro c’è una squadra di reduci, 11 in totale, fra una sponda e l’altra del Manzanarre: andiamo a vedere chi c’era allora e chi no ruolo per ruolo.
Sei i giocatori del Real reduci da quella fantastica Decima, conquistata ai supplementari dopo che l’Atletico andò vicino di tanto così all’impresa prima del gol pazzesco di Sergio Ramos che spalancò la strada agli ancelottiana verso l’agognata Champions numero 11. Allora, Zidane faceva il secondo a Carletto: e chissà, chissà…
Cinque nell’Atletico sono uguali a quella sera di due anni, compreso ovviamente quel Diego Pablo Simeone condottiero coraggioso e ostinato contro i venti contrari del bel gioco e capitano di una nave colchonera che ha barcollato ma non ha mai mollato gli ormeggi, è stata ricostruita e ora è di nuovo lì a gonfie vele pronta alla battaglia in mare aperto contro i nemici giurati di sempre.
L’undici ideale di questi reduci non ha portieri (vedremo fra poco il perché); in difesa poi Carvajal e Sergio Ramos titolari quella sera da una parte; Juanfran, Filipe Luis e Godin dall’altra. A centrocampo il solo Modric da parte merengue, Koke e Gabi da parte colchonera. In attacco le conferme sono solo da una parte: e come può essere altrimenti, col BBC firmato Bale-Benzema-Cristiano?
Ma fra i 22 che saranno in campo è cambiato tanto, tantissimo (rimanendo ai nomi; il discorso tattico infatti resta diverso, col 4-3-3 più abbottonato di Zidane e il 4-4-2 proverbiale di Simeone).
A iniziare dai pali: da una parte non c’è più Casillas, che quella sera fece una mezza frittata sull’1-0 di Godin, sostituito dal “quasi per caso” numero 1 Keylor Navas (che potrebbe essere il primo costaricano campione d’Europa); dall’altra Oblak non sta affatto facendo rimpiangere Courtois (suoi i miracoli nel doppio confronto col Bayern in semifinale).
In difesa, nel Real oltre ai summenzionati Carvajal e Sergio Ramos (l’eroe del 94’ di Lisbona) ci saranno anche Pepe e Marcelo, che inserito da Ancelotti nella seconda parte di gara aumentò la spinta e segnò pure il 3-1. Per l’Atletico tutto praticamente confermato, a parte l’innesto dell’uruguagio Gimenez al fianco del connazionale Godin.
Centrocampo, che gran traffico: lì dove secondo qualcuno la gara potrebbe essere decisa, il Real annovera come unico reduce Luka Modric; quella sera c’erano pure Di Maria e Khedira accasatisi altrove, stavolta invece ci saranno Casemiro e Kroos (arrivato dopo quella Decima come Campione del mondo con la Germania). Anche l’Atletico ha cambiato più di qualcosa: a parte Koke e Gabi, i nuovi saranno Saul Niguez (che gol col Bayern all’andata!) e il difensore aggiunto Fernandez: altri muscoli in salsa cholista insomma.
E avanti? Avanti tutto uguale o quasi. I blancos sono sempre quelli: Bale-Benzema-Cristiano sono un trio da favola, e soprattutto il francese e l’asso di Madeira vengono dati in forma strepitosa (cammino Champions per credere…), il gallese è stato il match winner col City. Dall’altra parte tutto cambiato: non più David Villa-Diego Costa, ma Torres-Griezmann, con El Niño che torna a San Siro con un’altra maglia e Le Petit Diable che si prepara a diventare davvero grande dopo una Champions fantastica.
In panchina i protagonisti saranno sempre quei due, pur se con funzioni diverse: Zidane, come già ricordato, era allenatore in seconda a Lisbona quando Ancelotti trionfò – augurandogli poi di poter vincere un giorno la Champions come lui aveva appena fatto; Simeone era allenatore in prima, e ora ha tutti i mezzi per poter andare all’assalto con vendetta di questa Champions League.