Luci a San Siro, recitava una canzone. A ben vedere le luci hanno brillato anche ieri sera, in una finale di Champions League tiratissima e decisa solo dai dettagli. Il Real se l’è portata a casa per l’undicesima volta (sempre più record); i sogni dell’Atletico sono rimandati per la terza volta di fila. Da Zidane a Simeone, ecco cosa abbiamo visto.
Si parte soprattutto da un assunto importante: in finale, in questa Champions League, non sono arrivate sicuramente le due squadre più forti della competizione. Merito certo della banda cholista, che nel giro di due turni ha fatto fuori altrettanti squadroni del calibro di Barcellona e Bayern. Il Real di Zidane è arrivato invece a Milano in maniera più sorniona, senza grandi ostacoli e anche senza troppa fiducia intorno.
E invece la storia si è ripetuta di nuovo, come due anni: con tanti protagonisti cambiati (di quella sera, in campo, ce n’erano appena 7, compreso un Pepe tanto odioso quanto irritante nelle sue scenate) e con un allenatore, allora in seconda, oggi diventato primero.
Già, Zizou: a Lisbona era secondo di Ancelotti; a Milano invece ha vinto da condottiero della fortunata armata madridista, centrando tutti quanti i cambi (azzeccati anche nel momento, pure se il subentrato Danilo ha sofferto tanto la verve di uno dei migliori in campo, Carrasco) e vincendo con calma e pazienza una gara che con l’Atletico non è mai banale.
E poi c’è lui, il leader, l’entità unica, la camiseta blanca numero 7 che gioca come se i numeri sulla maglia ce li avesse tutti lui: Cristiano Ronaldo. Il portoghese, lo si è visto, ha giocato a mezzo servizio, mascherando a stento un infortunio che lo ha messo all’angolo della partita, ma non fuori.
Nel finale, nonostante tutto, è pure cresciuto: Zidane ha preferito togliere Benzema, piuttosto che lui. E l’inamobivile CR7 lo ha ripagato, siglando con la sua solita spavalderia il rigore dell’Undecima Champions. Qualche suo detrattore dirà che quest’anno non è arrivato il record di 17 gol europei, ma poco importa: col penalty di ieri Ronaldo si candida a dir poco in modo trionfale per il Pallone d’Oro 2016.