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Novak Djokovic. Foto: AFP

Djokovic, finalmente il Roland Garros: è Career Slam!

L’ultimo tabù è sfatato: Novak Djokovic trionfa al Roland Garros 2016 e conquista l’unico prestigioso titolo ancora assente nella sua prospera bacheca. È il raggiungimento di un traguardo a lungo cercato, sfuggito di mano lo scorso anno per colpa di un inatteso Stan Wawrinka e ora, finalmente, fatto suo: dopo aver domato sfidanti su cemento ed erba, ecco fare altrettanto anche sulla terra rossa.

Ci prova Andy Murray in finale, ma deve arrendersi per 36 61 62 64 in poco più di tre ore di gioco. E pensare che tutto sembra mettersi per il meglio per lo scozzese, che subisce sì il break d’apertura, ma è poi abile a rovesciare le sorti del primo set e portarlo a casa. Eppure è un’illusione: il serbo sale in cattedra nel secondo parziale e schianta l’avversario, lasciandogli un solo game e proseguendo sulla stessa scia anche nel terzo set.

Più combattuta la quarta partita, ma Nole riesce subito ad indirizzarla dalla sua parte grazie alla battuta strappata in apertura. Salito sul 5-2, si fa rimontare per 5-4, ma è troppo tardi per il britannico: al terzo match point è il serbo a festeggiare a Parigi l’ennesimo trionfo della sua carriera.

Un trionfo al French Open che vuol dire molto: non solo è il 12° Major vinto – in fondo, re Roger Federer, fermo a quota 17, non sembra più così lontano – ma è soprattutto Career Slam: Djoko è infatti il primo giocatore dopo Rod Laver (1969) a centrare quattro Slam consecutivi, seppur non nella stessa stagione agonistica, ed è anche il quinto tennista della storia a vincerne tutti e quattro (e pensare che altri due, lo stesso Federer e Rafa Nadal, sono contemporanei del ventottenne di Belgrado).

Va da sé che l’emozione è fortissima da parte del vincitore, che non esita ad esclamare: “È il giorno più bello della mia carriera – afferma sul palco delle premiazioni allestito sul Philippe Chatrier – Ho sentito dentro qualcosa che non avevo mai provato prima […] E sto condividendo questa vittoria con tutti voi: grazie di essere qui”.

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