Scettici e creduloni della cabala ora si ricredono: la Nazionale targata Conte fa due su due a Euro 2016, battendo 1-0 la Svezia e volando così agli ottavi con un turno di anticipo. Lo fa grazie al giocatore sicuramente più discusso, Eder, che all’88’ ricorda come si segna e fa impazzire gli azzurri dopo una prova non proprio entusiasmante. Ma l’importante è vincere, in questo caso.
Vincere d’altronde grazie all’attaccante – oriundo – che nel 2016 ha segnato con l’Inter appena un gol e che in Nazionale porta il numero 17, nel giorno segnato sul calendario come venerdì 17 giugno, vale come un ulteriore dimostrazione del carattere di quest’Italia, che soffre, non produce un gioco eccezionale eppure è sempre lì, a sopperire con cuore e grinta al divario tecnico con altre versioni degli ultimi anni.
Conte sfata così un tabù: è la prima volta nel Nuovo Millennio in cui l’Italia vince anche la seconda gara di una fase a gironi di un grande torneo.
A immagine e somiglianza del suo commissario tecnico, che alla vigilia l’aveva detto: guai ad abbassare la guardia. E infatti la Svezia, nonostante un Ibrahimovic non esaltante, ha messo l’Italia più in difficoltà rispetto a quanto visto contro il Belgio di Wilmots.
Niente di trascendentale, sia chiaro: i gialloblu scandinavi campano letteralmente sulle spalle del loro Atlante di Malmö, con Guidetti che non fa granché al suo fianco. Però il centrocampo svedese tiene, specie sulle fasce, e soprattutto l’Italia non produce un solo tiro verso la porta di Isaksson nel primo tempo.
Riesce fuori il solito problema atavico: gli azzurri sono fenomeni quando a giocare sono gli avversari e si può ripartire in contropiede, un po’ meno quando la partita devono farla loro. Buffon non va mai in affanno, protetto dal BBC difensivo più forte di Euro 2016, ma quel che preoccupa è la carenza sul fronte d’attacco.
Conte se ne accorge subito, e nella ripresa i suoi danno almeno all’inizio l’idea che possa essere una partita diversa: Florenzi e Candreva cominciano a scaldarsi, anche se resta il fuoco di paglia. All’ora di gioco scocca l’ora di Zaza, mandato a scaldare già al 26’ del primo tempo.
Poi però è la Svezia ad avere la chance giusta a una ventina di minuti dal termine, quando Guidetti non ci arriva e lui, sua maestà Ibra, spreca malamente da una manciata di metri anche se in fuorigioco.
Anche l’Italia ha la sua occasione: all’82’ Giaccherini disegna per Parolo, ma il mediano laziale di testa manda il pallone a sbattere contro la traversa.
Mentre ci si prepara dunque a ufficializzare uno 0-0 scialbo col triplice fischio dell’ungherese Kassai, la Nazionale cava il coniglio dal cilindro. È l’88’: sponda di Zaza al limite dell’area ed Eder manda a farfalle Johansson facendo partire il fulmine sul palo lontano che stavolta batte Isaksson.
L’ex Sampdoria si sveglia proprio nel momento più importante della sua annata scalognata dopo il trasferimento all’Inter; tutti lo sommergono d’abbracci, Conte in panchina esulta pure stavolta e gongola. Il primo step è compiuto: si va agli ottavi. Ora toccherà capire con chi.