Nulla da fare: Federico Delbonis batte Fabio Fognini e regala all’Argentina il punto che vale la semifinale di Coppa Davis 2016. Weekend negativo, dunque, per l’Italia di Corrado Barazzutti, che non riesce ad arginare i sudamericani sulla terra rossa del Tennis Club Baratoff di Pesaro.
Dopo la sconfitta patita in doppio, occorreva una vera impresa per i nostri azzurri negli ultimi due singolari in programma. E l’impresa doveva cominciare dal numero uno Fabio Fognini, opposto a Federico Delbonis che aveva già sconfitto Andreas Seppi nel primo match di singolare. Ma le cose non sono andate secondo i piani del ligure: il numero 40 della classifica mondiale si è imposto in quattro set col punteggio di 64 75 36 75 in poco più di tre ore e mezza di gioco.
Troppo tardiva la rimonta del ventinovenne di Arma di Taggia, che si è trovato subito sotto di due set, con le energie ovviamente non al massimo dopo la maratona di ventiquattro ore prima. Ha provato a rialzare la china nel terzo set e ancora nel quarto, quando ha avuto a disposizione una serie di set point che sarebbero valsi il prolungamento dell’incontro al quinto parziale. Ma la freddezza del tennista argentino ha permesso a quest’ultimo di breakkare il padrone di casa nell’undicesimo gioco e di chiudere nel game successivo.
“Mi dispiace”, commenta laconico Fognini, che non nasconde i molti episodi per recriminare: “Ho giocato male 2-3 punti importanti, la rabbia è tanta, però ho dimostrato ancora una volta di poter giocare in condizioni critiche per la nazionale. Tengo tanto alla Davis, il capitano e i miei compagni lo sanno”.
Deluso anche il capitano Corrado Barazzutti, che sa bene come i tre incontri giocati dal ligure in un giorno abbiano influito sul risultato finale. Sottolineando le condizioni avverse trovate sin dall’inizio – Seppi ancora alle prese con problemi fisici e il doppio che ha dovuto fare a meno di uno specialista come Simone Bolelli, recentemente operatosi alla spalla – il commissario tecnico loda comunque i suoi ragazzi, che “ci hanno messo davvero cuore ed anima“.
“Ci sono battaglie che si vincono e battaglie che si perdono. Si pensa già al prossimo anno, ma questi ragazzi sono davvero attaccati alla maglia azzurra”, conclude colui che esattamente quarant’anni fa riuscì ad alzare al cielo l’unica Davis della storia italiana.