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Rio 2016, stop Russia: ammesse solo Stepanova e Klishina. Furia Isinbayeva

Il Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) di Losanna ha definitivamente respinto la richiesta del Comitato Olimpico russo di permettere la partecipazione ai Giochi Olimpici di Rio 2016 di 67 sportivi russi impegnati nell’atletica leggera.

La sentenza ha suscitato indignazione da parte dei diretti interessati, in particolari di coloro che non sono mai risultati positivi in carriera e che a Rio avrebbero lottato per una medaglia. È il caso, per esempio, del campione mondiale dei 110 hs Sergej Šubenkov, del campione olimpico di salto in alto Ivan Uchov e, soprattutto, di Elena Ysinbayeva.

Tra le più note rappresentanti dello sport nazionale, in virtù del primato mondiale che da anni le appartiene nel salto con l’asta, la zarina ha apertamente polemizzato con la decisione presa, parlando di “funerale dell’atletica” – “Adesso tutti questi sportivi stranieri pseudo-puliti possono tirare un sospiro di sollievo e vincere le loro pseudo-medaglie d’oro in nostra assenza”, sono state le sue parole – e dicendosi pronta a porre fine alla sua carriera.

Ma due atlete russe potranno gareggiare a Rio sotto la bandiera del Comitato Olimpico Internazionale. Si tratta di Julija Stepanova e Dar’ja Klishina.

Julija Stepanova, trentenne specialista degli 800 metri, ha avuto a che fare con vicende di doping, dal momento che fu trovata positiva nel 2013. Da quel momento, però, ha collaborato alacremente con Wada e Cio per il raggiungimento di sport più pulito e per scoperchiare il vaso di Pandora del doping russo e dei tanti casi venuti alla luce nel corso di questi ultimi mesi. Da allora, infatti, è stata più volte minacciata di morte e è dovuta fuggire negli Stati Uniti per cominciare una nuova vita.

Diversa è la storia di Dar’ja Klišina, venticinquenne specialista del salto in lungo, disciplina nella quale per due volte è stata campionessa europea indoor. Vivendo e allenandosi in Florida, è stata dichiarata completamente estranea al sistema russo.

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