Si archivia con un nulla di fatto il Tour de France 2016 per i colori italiani. Ci affidavamo in particolare al blocco azzurro dell’Astana, ma i nostri portacolori non sono riusciti a raggiungere gli obiettivi prefissatisi: niente top 10 per Fabio Aru, nessun successo parziale per Vincenzo Nibali.
Preparatosi specificatamente per la sua prima Grande Boucle, Fabio Aru è stato respinto dalla strada, nonostante a una giornata dalla fine fosse in piena lotta per il podio. La sua condizione non era quella che gli ha permesso di giungere terzo al Giro dello scorso anno, né quella di vincere la Vuelta 2015. E del resto ce n’eravamo accorti in quest’annata in cui, al di là dell’acuto al Delfinato, aveva troppo spesso sofferto nelle corse cui aveva preso parte.
Nel Tour della mediocrità – Chris Froome ha fatto corsa a sé – Aru non riesce ad elevarsi dalla massa e, né sui Pirenei, né sulle Alpi è riuscito a trovare il guizzo. La sua miglior giornata è stata nella cronoscalata di Megève, conclusa al terzo posto dietro due mostri della specialità come la stessa maglia gialla e Tom Dumoulin. È stato allora che, probabilmente, tra i membri del team kazako, si incominciava a credere alla possibilità di migliorare quel sesto posto ritenuto buono ma non ottimo.
Nulla da fare invece: prima qualche metro di troppo perso a Saint Gervais Mont Blanc, poi la cotta verso Morzine, con gli oltre dieci minuti accusati sulla salita dello Joux Plane. Il Cavaliere dei Quattro Mori non è bocciato, ma solo rimandato, dal momento che a 26 anni di chanche ne avrà ancora molte. Ma tanti ragazzini terribili – da Bardet a Yates, per esempio – scalpitano per scalzare il re. Lui non dovrà essere da meno.
E Vincenzo Nibali? Nessuno, alla vigilia, credeva alle sue dichiarazioni di non voler far classifica e pensare unicamente a preparare le Olimpiadi. Invece il messinese è stato di parola, sebbene quei minuti su minuti persi nelle prime giornate hanno fatto strizzare gli occhi a chi giustamente ritiene che il Tour de France vada onorato in ogni circostanza (ne è d’esempio Alejandro Valverde, presentatosi alla Grand Depart con le stesse intenzioni, ma comunque in grado di arrivare settimo in classifica).
Lo Squalo si è fatto scivolare tutto di dosso, provando in tutte le maniere in seguito a vincere una tappa. Vittoria sfiorata proprio a Morzine, ma la discesa scivolosa ha indotto il siciliano a correre in maniera prudente e non rischiare di buttare alle ortiche l’evento clou della sua stagione, Rio 2016.
Già, perché ora è tempo di pensare al Brasile: prima il ritiro con la nazionale di Davide Cassani, poi, sabato 6 agosto, la prova in linea di ciclismo su strada, dove gli azzurri hanno tutti i mezzi per fare bene e lottare per l’obiettivo medaglia.
“Le gambe stanno rispondendo bene. Non è stato un Tour facile per me, ma ora mi sento pronto per l’Olimpiade e con un bel gruppo daremo il meglio in maglia azzurra per tornare a casa da Rio con un bel risultato“, sono le parole rilasciate dal leader azzurro per la spedizione a cinque cerchi.