Alex Schwazer deve definitivamente dire addio alla possibilità di partecipare ai Giochi Olimpici di Rio 2016. È giunta infatti nella tarda serata italiana la tanto attesa sentenza del Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna, che ha accolto le richieste della IAAF: otto anni di squalifica per il marciatore altoatesino.
Una sentenza per certi versi nell’aria, ma verso la quale lo staff dell’atleta continuava a professarsi fiducioso che tutto potesse essere ribaltato. E invece no. Quella positività ad uno steroide sintetico risalente ad un controllo a sorpresa effettuato il 1 gennaio di quest’anno è costata molto cara all’atleta di Vipiteno.
A nulla sono valsi i venti test negativi cui è stato sottoposto nell’ultima annata, quando era ancora in corso la prima squalifica, ma già erano cominciati gli allenamenti preparatori per il rientro alle gare: l’azzurro è stato dichiarato colpevole e ha dunque pagato con uuna pena molto alta, che di fatto pone fine alla sua carriera. Potrà ancora appellarsi, in verità, ad un tribunale svizzero, ma oramai il treno per Rio è passato e a Schwazer è stato vietato di salire su.
Immediata la conferenza stampa indetta da legali e allenatore dell’oro di Pechino 2008, che si sono detti increduli di fronte alla posizione del Tas. Non parla Alex, che si limita a rilasciare un laconico “Sono distrutto”. Parla invece il suo allenatore Sandro Donati che, da riconosciuto paladino dell’antidoping, ci ha messo la faccia in questa vicenda, credendo nella buona fede del suo assistito, e continua a non tirarsi indietro di fronte allo stato dei fatti, riavvolgendo il nastro di quella giornata in cui fu effettuato il controllo.
“Abbiamo scoperto che il famoso controllo antidoping a sorpresa era stato pianificato e comunicato agli ispettori del prelievo 15 giorni prima – rivela il tecnico – Una situazione incredibile, mettendo a rischio la riservatezza del controllo. Perché controllarlo il primo gennaio e non il 28 dicembre? Perché l’obiettivo era quello di effettuare tutto il primo gennaio, con il laboratorio chiuso, e […] tenere la provetta un giorno intero prima di portarla a Colonia”.
Le Olimpiadi sono ormai perse, ma bisogna far chiarezza, prosegue Donati, che annuncia il ricorso alla giustizia penale per far definitivamente luce sull’accaduto. Infine un’amara considerazione: “Schwazer avrebbe vinto sia la 20 sia la 50 chilometri. Perché è un grandissimo campione ed è un atleta pulito“.