Che impresa! Il beach volley azzurro è per la prima volta in una finale olimpica. Da quando la disciplina estiva è entrata a far parte del programma a cinque cerchi (Pechino 2008), mai una coppia azzurra si era spinta così in avanti. Ci sono riusciti Daniele Lupo e Paolo Nicolai, che hanno sconfitto in semifinale a Rio 2016 i russi Semenov-Krasilnikov e andranno ora a caccia della medaglia d’oro.
Un avvio di torneo tutt’altro che esaltante per i due giocatori italiani, sconfitti nel primo turno della fase a gironi. Ma hanno subito saputo rimettersi in sesto e, passata la prima fase, hanno cominciato ad esprimere tutto un altro gioco. Prima il derby contro Ranghieri/Carambula, poi la vittoria sulla prima coppia russa ai quarti ed ecco ora anche la seconda coppia russa andare al tappeto.
Finisce 2-1 per i due avieri, che hanno saputo rimontare da una situazione di svantaggio (15-21 il primo set) mettendo in campo tanto cuore, oltre che tecnica e preparazione. Splendidi i servizi di Paolo Nicolai, ma è stato Paolo Lupo ad infiammare la platea della Beach Volley Arena con i suoi tocchi di classe che hanno mandato in confusione gli avversari. E da lì non ce n’è stato per nessuno: 15-21, 21-16, 15-13 i parziali di gara e Italia in finale.
Giovedì sera (le 5 del mattino in Italia) se la vedranno con la coppia favorita del torneo, i brasiliani Allison e Bruno Schmidt (che hanno sconfitto gli olandesi R. Meeuwsen e A. Brouwer), ma le finali olimpiche, si sa, hanno sempre una storia particolare, per cui l’imperativo è provarci e crederci fino in fondo, pur consapevoli del grande risultato comunque conseguito.
“Non posso accontentarmi dell’argento. So che troveremo di fronte la miglior coppia del pianeta, campioni del mondo in carica e padroni di casa, ma io ragiono come se questa sia l’unica finale della mia vita e non la voglio sprecare: voglio puntare all’oro“, esclama Paolo Nicolai a fine gara, mentre il collega Daniele Lupo aggiunge: “Sappiamo che […] nelle ultime partite ci abbiamo sempre perso. Ma magari stavolta sarà diverso. Potrebbe non ricapitarci una occasione così”.