A Rio 2016 l’Italvolley maschile va a un pelo dal titolo olimpico, nonostante il 3-0 del Brasile. Non basta l’orgoglio: l’Olimpiade resta stregata, ci resta l’argento.
Il miracolo sportivo non è arrivato: per la terza volta in 20 anni l’Italia del volley perde una finale olimpica a tanto così dalla gloria eterna; il Brasile di Berardinho invece centra finalmente quel titolo olimpico sfuggito già in tre precedenti consecutivi.
Numeri che dispiacciono e lasciano l’amaro in bocca agli splendidi ragazzi di Blengini, fenomenali fino ad oggi e venuti meno in alcune fasi del match forse per l’eccessiva tensione: alcuni blackout nei momenti caldi dei tre parziali (25-22, 28-26, 26-24) sono stati pagati cari da Birarelli e compagni.
L’orgoglio però gli azzurri ce l’hanno messo, rimanendo incollati a Bruninho e soci con la sostanza di chi vuole giocarsi l’ingresso nell’Olimpo dalla porta principale: alcune giocate a filo secondo e terzo set l’hanno dimostrato. È mancato il guizzo giusto, la lucidità dei fenomeni, in uno stadio trasformato in torcida verdeoro e davanti a un Brasile che voleva fare en plein negli sport di squadra dopo gli ori nel beach e nel calcio.
Niente da fare: l’Olimpiade resta maledetta. A guardare il bicchiere mezzo pieno, se non altro, rimaniamo sul podio migliorando il bronzo di Londra 2012.
La cronaca: l’Italia comincia bene: 4-1 e ancora 6-4, ma sul 12-9 all’improvviso si blocca; il Brasile comincia a pompare benzina nei serbatoi e costruisce un parzialone imbarazzante di 7-0 che ci annichilisce sfruttando le mani calde di Wallace e Lipe (migliori in campo dalla parte di Bernardinho). Gli azzurri tornano a contatto sul 21-23, poi Lucarelli trova l’ace giusto e i verdeoro si pappano il primo set.
Nel secondo parziale la musica è identica: l’Italvolley centra subito il giusto break, allunga e resiste fino al 9-7 ma poi spegne di nuovo la luce. Una serie di battute di Lipe costruisce il contro-break brasiliano fino al 14-11. Due battute di Zaytsev ricuciono la distanza; la partita diventa una gara di nervi straordinaria, con gli azzurri di Blengini che vi restano aggrappati con le unghie e con i denti.
Poi a favore dei brasiliani ci si mette pure il video challenge: un tocco out brasiliano non ravvisato sul nostro attacco dà punto ai verdeoro tra le furie della nostra panchina e il Brasile sul pari 22 allunga addirittura con una battuta di Bruno e un errore di Juantorena. Poi una difesa super di Sottile e la geniale palla di Giannelli portano il match ai vantaggi.
Italvolley ha addirittura due palle set: la prima la spreca facendosela annullare da Wallace, la seconda Giannelli la spedisce sulla rete (Wonder Boy in serata da gioie e dolori: il ragazzo si farà, ripartendo dai suoi errori). A quel punto la faccenda s’inverte e alla seconda palla set, dopo un muro dello Zar, il Brasile trova l’ace di De Souza su Lanza: è 2-0.
Il terzo parziale invece è molto più equilibrato: Italvolley riesce a fare un break di due punti, ma su una nuova contestazione francamente condivisibile (è Wallace che trascina la mano di Juantorena a toccare il nastro) gli azzurri smarriscono la bussola della lucidità e si fanno riacciuffare sul 17 pari.
La testa non c’è più: Giannelli alza per nessuno, Chicco in panchina chiama timeout per ridare calma, Zaytsev ha lo sguardo smarrito nel vuoto; si rientra dentro, è una lotta punto a punto fra servizio, ricezione, attacco e muro. Annulliamo il primo set ball, non il secondo: il muro è di Lipe, l’oro del Brasile, l’argento dei rimpianti nostro.
Ma per evitare atrocità dobbiamo vedere il bicchiere è mezzo pieno: siamo pur sempre sul podio, un gradino più in alto di Londra.