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Rio 2016, Italia maestra di precisione: 4 ori dal mondo dei tiri

Italia: popolo di santi, di navigatori, di poeti… e di tiratori: va fortissimo il Bel Paese con l’arma sportiva in mano. È strabiliante, infatti, il bilancio della spedizione di tiro di ritorno dai Giochi Olimpici di Rio 2016: quattro le medaglie d’oro – due dal tiro a segno, due dal tiro a volo – sulle otto totali conquistate dall’intera squadra azzurra.

Quattro volte l’Inno di Mameli ha suonato nel complesso dell’Olympic Shooting Centre, quattro volte in cui gli atleti azzurri hanno palesato una netta superiorità nei confronti degli avversari. Tanto col bersaglio mobile, quanto con quello fisso, concorrenza annichilita. Quattro anni fa terzi nello specifico medagliere (due ori) dietro Corea e Stati Uniti: stavolta è primato davanti alla Germania.

Tiro a volo. Ad eccezione del rimpianto di Jessica Rossi nel trap femminile (olimpionica uscente, ma ultima in finale), solo sorrisi dalla fossa olimpica: oro Gabriele Rossetti nello skeet, fantastica doppietta oro-argento Diana Bacosi e Chiara Cainero nello skeet donne; Giovanni Pellielo e Marco Innocenti entrambi secondi nel trap e nel double trap. Senza dimenticare campioni come Valerio Luchini, che non ha preso parte alla spedizione sudamericana per motivi personali, in grado di dare ancora molto per la causa azzurra.

Applausi per Giovanni Pellielo, alla sua settima Olimpiade e al suo quarto podio, sebbene manchi il gradino più alto (ma non è mai troppo tardi, neppure a 48 anni); applausi per le due mamme Bacosi-Cainero, che mettono in pedana la stessa forza e la stessa cura con cui quotidianamente accudiscono i loro figli; applausi per Gabriele Rossetti, che a soli 21 anni raccoglie le redini del padre (bronzo a Barcellona ’92) e si proietta verso un futuro a dir poco roseo.

Tiro a segno. Soli cinque atleti qualificati: due medaglie d’oro entrambe firmate Niccolò Campriani, ma tutti, almeno una volta, arrivati a giocarsi il podio nelle finali a sei. Sul ventinovenne fiorentino che dire… è un fenomeno! Non era giunto particolarmente convinto a Rio – tanto per l’annosa questione dei regolamenti, quanto per le motivazioni personali che, probabilmente, dopo l’oro di Londra non erano più le stesse – ma ha saputo ritrovare se stesso proprio nel momento clou, dimostrando di essere il maggior tiratore degli ultimi decenni su scala internazionale. Sul suo futuro non ci esprimiamo, dal momento che lui stesso ha detto di dover riflettere, prima di prendere decisioni. Ma l’Italia ha bisogno di lui, della sua precisione e del suo talento ingegneristico.

Gli altri tiratori: Riccardo Mazzetti ha riportato l’Italia nella finale della pistola automatica 25m dopo oltre trent’anni; Giuseppe Giordano e Marco De Nicolo hanno legittimato il pass olimpico con due buone prestazioni nelle loro specialità, la pistola ad aria compressa da 10m e la carabina libera a terra da 50m (per il secondo si tratta della quinta Olimpiade).

Unica nota dolceamara, Petra Zublasing, che di Campriani è la dolce metà, ma che a differenza di lui sembra avvertire eccessivamente la pressione di dover rincorrere una medaglia: si rifarà, ne siamo certi, la ventisettenne bolzanina, e convincerà anche il suo compagno a proseguire sulla scia vincente.

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