Un bronzo e un argento a Rio 2016: due medaglie olimpiche, mai nessuna nazionale era riuscita in tanto. La pallanuoto italiana può sorridere e godersela.
PALLANUOTO MASCHILE
Il bilancio olimpico del Settebello di Sandro Campagna è molto dolce: non era facile, dopo un quadriennio fra alti e bassi, riproporsi nello scenario a cinque cerchi per riprendersi il podio conquistato quattro anni fa a Londra 2012.
Dopo quell’argento infatti la nazionale capitanata da Stefano Tempesti ha rischiato grosso in più d’un’occasione: il quarto posto ai Mondiali di Barcellona 2013 ha significato il primo rimpasto del gruppo azzurro; il bronzo europeo a Budapest l’anno successivo sembrava poter ridare slancio a tutto il Settebello, e invece i successivi 4° posto a Kazan e 6° a Belgrado hanno gettato più di qualche mugugno sui nostri ragazzi in calottina.
E invece, giunto a Rio, lo straordinario gruppo azzurro di Sandro Campagna si è cementificato, forte del rientro dall’infortunio dell’Airone di Prato Tempesti e di una condizione fisica senz’altro ottimale: peccato solo per il k.o. contro la Croazia e soprattutto per il blackout contro gli USA già eliminati ma capaci di vincere anche loro 10-7 come i futuri vicecampioni olimpici.
Lì il Settebello è arrivato a un altro bivio: vivere o morire, si era detto. I ragazzi di Campagna hanno sofferto di brutto la nuova tensione, ma la vittoria contro la Grecia ha ridato serenità a tutto l’ambiente. Con la Serbia poi si sapeva di affrontare la squadra più forte del circuito, e il 10-8 finale non mostra il divario tecnico mostrato fra la squadra di Savic e quella azzurra. Ma ci poteva stare.
L’importante è aver ritrovato il giusto mordente nella finalina per il 3° posto contro il Montenegro, quella che è valsa il bronzo e il rinnovo del podio olimpico: un gradino più in basso, è vero, ma pur sempre una conferma dietro il pacchetto delle nazionali slave.
La prova che il Settebello nonostante tutto non muore mai. Ora si apre una nuova fase: appenderanno la calottina al chiodo due mostri sacri come il portiere Tempesti, l’Airone di Prato, e Christian Presciutti, l’attaccante venezian-romano che Campagna aveva richiamato in vasca proprio quest’anno.
La sensazione è che il commissario tecnico abbia a disposizione un bacino giovanile molto importante: anche nei prossimi anni il Settebello può fare la voce grossa in campo internazionale.
PALLANUOTO FEMMINILE
Ancor meglio dei colleghi maschi hanno fatto le donne del Setterosa di Fabio Conti, che si sono confermate a livelli spaziali dopo i due bronzi consecutivi ai Mondiali di Kazan 2015 e agli Europei di Belgrado 2016.
Mica facile, per le ragazze capitanate dalla mitica TDM7 Tania Di Mario – un’altra che, a 37 anni, ha detto basta alla pallanuoto dopo una carriera da sogno. Eppure il Setterosa argento olimpico contro le quasi inarrivabili americane è un inno alla programmazione e al sacrificio scanditi negli anni dal commissario tecnico romano e da tutta la federazione.
Un gioco di squadra che ha dato i suoi frutti anche a Rio 2016. Il percorso netto nel girone – anche al cospetto della temibile Australia – ha fatto da prodromo al percorso eccezionale che ha portato il Setterosa a far fuori prima la Cina e poi la Russia.
Grazie a Tania Di Mario e alle altre splendide ragazze in calottina la pallanuoto italiana ha ricentrato una medaglia olimpica che mancava dall’oro di Atene 2004 e ha confermato i bellissimi progressi degli ultimi anni.
Ora TDM7 se ne va, ma non fa nulla: il gruppo amalgamato da Fabio Conti è giovane e fresco e ha una fame incredibile: solo Teresa Frassinetti supera la soglia dei trent’anni, ma ha grinta da vendere e farà tanta strada ancora; le altre sono tutte non ancora arrivate ai trenta, e hanno davanti a loro ancora tante partite da fare in vasca verso altre glorie, verso altre medaglie.