Nel ritorno dei playoff di Champions League Roma da shock: il Porto vince 3-0, i giallorossi chiudono in 9 e il primo obiettivo stagionale va in fumo!
Tre cazzotti e via, col sacco di Roma appena compiuto e una qualificazione che dopo i 90’ dell’andata sembrava più vicina ai giallorossi che ai Dragoni portoghesi: invece la squadra di Nuno Espirito Santo sovverte ogni pronostico, si prende l’Olimpico, la qualificazione e i soldi. Tutto, insomma; per la squadra di Spalletti è un disastro che lascerà strascichi e cicatrici duri da digerire.
Su tutti il comportamento incomprensibile di Daniele De Rossi, che nella sera del suo debutto stagionale dal 1’ fa anche peggio del compagno Vermaelen all’andata: entrata criminale, a dir poco assassina, su Maxi Pereira al limite dell’area portoghese (l’uruguaiano non rientra neppure in campo dopo i soccorsi) e rosso diretto sventolato a Capitan Futuro, che con un attimo di follia condanna ancor di più la Roma, già sotto dall’8’ a causa del colpo di testa del difensore Felipe, lesto ad approfittare dell’immobilità di Strootman e Juan Jesus.
E pensare che il difensore brasiliano all’andata aveva causato l’autogol con cui i giallorossi avevano erano tornati da Oporto con la fiducia di potercela fare grazie al gol in trasferta: la vendetta biancazzurra subito servita, dunque.
La Roma accusa assai il colpo e fatica a costruire azioni per rianimare una partita che sembra compromessa dopo manco un quarto d’ora. Al 37’ Salah ci prova, ma Casillas si difende. Poi al 39’ l’incomprensibile: DDR si fa cacciare per un fallo che a definire incomprensibile si verrebbe scambiati per pazzi; Spalletti corre ai ripari mettendosi a 4 dietro e richiamando Paredes per Emerson Palmieri; i giallorossi sbandano paurosamente e per poco uno svarione di Manolas non invola Herrera verso il raddoppio.
La sentenza però arriva a inizio secondo tempo: dapprima arriva il secondo rosso della serata, sempre per un’entrata scellerata di Emerson su Corona, del tutto inutile perché a ridosso dell’out laterale. Spalletti scrolla le spalle sconsolato: la sua Roma si ributta via, nonostante un’occasione per Perotti; sostituisce addirittura il terminale Dzeko con Iturbe, ma non serve a niente.
Anzi, in neppure tre minuti, il Porto chiude la partita e si porta capre, cavoli e palloni con i suoi messicani: al 28’ Szczesny in versione gita al Divino Amore offre a Layun l’occasione, stavolta azzeccata, dello 0-2; al 31’ bel gol di Corona e titoli di coda sui giallorossi, con l’Olimpico che stizzito e indignato si svuota ben prima del fischio finale.
La Roma finisce in un incubo: un disastro che pesa come un macigno anche perché non rimpingua le casse proprio nel momento del rush finale di calciomercato. Ora agli sconsolati giallorossi non resta che l’Europa League.
C’è da dire infine che per il calcio italiano i playoff per i gironi di Champions League si dimostrano, per così dire, maledetti: nelle ultime 7 stagioni solo il Milan nel 2013-14 è riuscito ad accedere alla fase a gironi. Quello della Roma di stasera però è stato un autentico suicidio.