13a giornata degli Us Open 2016, cemento di Flushing Meadows, New York: dopo quasi due settimane di gioco il nostro lungo approfondimento sull’ultimo Slam di stagione si concentra sull’analisi e sul racconto delle due finali.
Si parte con il tabellone femminile: alle 22:20 ora italiana, infatti, scendono in campo Karolina Pliskova, tennista ceca classe ‘92 e n°10 del torneo, e Angelique Kerber, 28enne giocatrice di Brema (città del nord della Germania) e n°2 del main draw.
La Pliskova si presenta all’appuntamento con la “storia” (mai arrivata oltre il 3° turno in uno Slam [Australian Open quest’anno]) con un solo set ceduto in 7 incontri (negli ottavi contro Venus Williams), mentre la Kerber può addirittura vantare il celebre “percorso netto” (0 set concessi alle proprie avversarie).
Passiamo alla cronaca e ai numeri del match: il 1° set è di facile marca teutonica, con le 2 palle break ottenute nel 1° e nel 9° gioco (da segnalare anche 3 salvataggi di palle dei possibili controbreak nel 2° e nel 4° gioco). 3-6 in 41 minuti.
Nel 2° set, invece, regna maggiormente l’equilibrio, la ceca sbaglia pochissimo e non lascia neanche una palla break alla propria rivale, mentre la tedesca sì, due, e quella che si crea nel 7° gioco viene capitalizzata dalla Pliskova, che chiude 6-4 in 47 minuti.
3° e decisivo set : tranquillità fino all’1-1, poi la Kerber riesce a salvare soltanto una delle due palle break concesse nel 3° gioco e la Pliskova sale 2-1, altro periodo di calma fino al 3-2 per la ceca, che inciampa nel 6° gioco e sul 30-40 la chirurgica germanica porta a casa il break. La “pace”, poi, regna fino al 4-5 per la tedesca, che a quel punto decide di chiudere la contesa a modo suo, ovvero disintegrando la Pliskova a colpi di 0-40, game, set, match. 2 ore e 9 minuti di partita in cui anche gli errori non forzati hanno fatto la differenza: ben 47 per la Pliskova, “solo” 17 per la Kerber.
2° slam della carriera (e del 2016, vittoria agli Australian Open a gennaio + finale a Wimbledon) e nuova regina del tennis: un anno memorabile.