Christopher Froome è umano. La Vuelta a Espana 2016 ha relegato in seconda posizione l’asso del Team Sky, che dopo aver trionfato al Tour de France deve accontentarsi di terminare la corsa iberica alle spalle di Nairo Quintana.
Aveva detto alla vigilia che, dopo la Grande Boucle e le Olimpiadi di Rio 2016, era inevitabile accusare la fatica nella prima parte di gara. Occorreva, pertanto, dare tutto nella fase finale. Così è stato: prima è arrivata la vittoria di tappa a Peña Cabarga proprio davanti alla maglia rossa; poi la supercronometro di Calp dove ha momentaneamente riaperto i giochi per la generale.
Purtroppo non è bastato. È costata molto cara la distrazione nella breve ma intensa frazione di Aramon Formigal, quando si è lasciato sorprendere dall’improvviso attacco di Alberto Contador e ha perso per strada oltre due minuti. Sull’ultima salita della corsa, l’Alto de Aitana, i continui tentativi di scrollarsi di dosso Quintana si sono rivelati vani e così Froomy non ha potuto far altro che applaudire il rivale colombiano.
Froome deluso? Nient’affatto. “Sono venuto qui per vincere, quindi speravo di fare di più – dichiara dopo esser salito sul podio finale di Madrid – Ma non ho nessun rimpianto perché sono arrivato secondo”. Nessuna recriminazione neanche per la già citata tappa che ha sorpreso una squadra, il Team Sky, solitamente impeccabile nelle tattiche di corsa: “Siamo stati tagliati fuori con quell’attacco, ma è stata una lezione importante – riflette – A volte le carte in tavola cambiano improvvisamente. Al Tour ci sono stati vento e ventagli e Nairo ha perso tempo. Da un giorno all’altro tutto può cambiare e questo rende imprevedibile il ciclismo“.
Si ritorna a casa ponendo termine a quella che è “la stagione più vittoriosa della carriera” con la consapevolezza che, sì, “vincere due grandi giri lo stesso anno è possibile“. “Il prossimo anno ci proverò di nuovo“, sentenzia in chiusura il Keniano bianco.