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Roma 2024, Raggi sbatte la porta: “No alle Olimpiadi”. Malagò non si arrende

No alle “olimpiadi del mattone”, no all’irresponsabilità, no ai “sogni che diventano incubi”. È netta, come nelle previsioni, la decisione del sindaco capitolino Virginia Raggi in merito alla candidatura di Roma 2024.

Una giornata incandescente quella consumata tra Campidoglio e Foro Italico. Il tanto atteso incontro previsto tra la numero 1 della capitale e il presidente del Coni Giovanni Malagò non avviene. Risulta fissato per le ore 14.30, ma la sindaca del M5S diserta incredibilmente, mandando su tutte le furie il massimo rappresentante dello sport italiano. Dopo 35 minuti di ritardo della padrona di casa, Malagò e il capo del Comitato Paralimpico Luca Pancalli, accompagnati dalla promotrice dell’evento Diana Bianchedi, preferiscono togliere il disturbo.

La risposta della Raggi giunge poco dopo. “Questa candidatura è da irresponsabili“, esordisce ricordando di aver mantenuto fede alla posizione iniziale sostenuta dal movimento capeggiato da Beppe Grillo. “Ci viene chiesto di assumere altri debiti, noi non ce la sentiamo“, spiega ai media, aggiungendo come Roma abbia appena finito di pagare il mutuo per i Mondiali di calcio del 1990 e sia al collasso per i mille motivi che da anni l’attanagliano e ai quali i suoi predecessori si sono dimostrati incapaci di porre riparo.

E poi rincara la dose: “No alle Olimpiadi del mattone […] Ci ricordiamo bene come sono andati i Mondiali di Nuoto [2009, ndr], ci siamo ritrovati con impianti abbandonati, che restano come scheletri“. La rassegna a cinque cerchi, osserva ancora il primo cittadino, rappresenta “un sogno che diventa incubo”: “Non abbiamo dati di Rio, ma abbiamo negli occhi le immagini degli abitanti di Rio”, proferisce seccata, citando in conclusione le città che hanno scelto di tirarsi indietro dalle candidature inizialmente presentate (Boston e Amburgo, per esempio) perché coscienti dei risvolti negativi sull’economia del proprio Paese.

Amareggiata la replica di Malagò, che chiede “più rispetto” nei confronti dell’intero sport italiano e dei tanti addetti ai lavori che hanno chiesto un tavolo di confronto serio e senza pregiudizi: “Era l’occasione per dimostrare che c’era la possibilità di sistemare quelle cose che tutti sanno non c’è possibilità di risolvere senza un progetto come quello della candidatura olimpica”, precisa. E ora? Avanti fin quando non arriverà un no formale: “Si dovranno prendere le loro responsabilità. Sbagliato mischiare i soldi spesi per i Giochi con altre spese. Il preventivo di spesa era di un decimo rispetto a Sochi 2014“, conclude.

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