Da gioiello architettonico a scheletro cadente: una struttura da salvare. Nelle intenzioni del presidente FIGC Tavecchio lo Stadio Flaminio potrebbe risorgere a nuova vita.
L’idea che è venuta al numero uno della Federcalcio è quantomeno interessante e ambiziosa: trasformare l’impianto progettato dall’architetto Nervi e realizzato alla fine degli anni Cinquanta nella nuova casa della Nazionale, facendoci giocare le formazioni azzurre giovanili e spostando nei pressi del Flaminio anche la sede e gli uffici della Figc. Insomma, lo stadio romano potrebbe diventare il nuovo polo direzionale della Federazione Italiana Giuoco Calcio e della Nazionale azzurra, a partire dalle rappresentative giovanili fino a salire.
Il progetto ambizioso servirebbe a valorizzare un patrimonio collettivo di una città (è di proprietà del Comune di Roma) e un pezzo di storia dello sport italiano che giace da circa due anni in uno stato di semi-abbandono: nell’estate del 2014 infatti, per via di un contenzioso fra Campidoglio e Coni Servizi per mancati interventi il Flaminio è diventato ufficialmente uno scatolone vuoto.
Nel caso in cui Tavecchio decidesse di procedere ci saranno da affrontate diverse difficoltà: lo stadio è posto la protezione della fondazione Nervi, da sempre sfavorevole a qualsiasi intervento di modifica dell’impianto originario; sotto l’impianto poi nel 2008 sono stati trovati resti archeologici che impediscono un qualsiasi tentativo di restyling invasivo.
Un primo progetto vincente aveva visto la luce nel 2014 quando alla Figc c’era ancora il presidente Abete e a Roma l’assessore allo sport era Pancalli, attuale presidente del Comitato Paraolimpico. L’idea però è rimasta lettera morta; ora Tavecchio potrebbe rispolverarla tenendo conto che le recenti stime fissano a 15-16 milioni di euro i primi interventi di messa a sicurezza; stime che salgono anche a 20-25 milioni nel caso si volesse trasformare il Flaminio nella nuova casa della Nazionale.