Qualificazioni Russia 2018, in Sudamerica nel segno delle 2 grandi: l’Argentina spazza via la crisi col 3-0 alla Colombia; Brasile da record con la vittoria sul Perù.
ARGENTINA, PER FORTUNA CHE C’È LEO. La Pulce è la Pulce, anche con la maglia della Selección. Nonostante tutte le polemiche che hanno da sempre accompagnato il rendimento di Messi con la maglia dell’Albiceleste la vittoria roboante contro la Colombia è tutto (o quasi) merito suo: con un gol e due assist il fuoriclasse del Barcellona si carica sulle spalle nazionale e Paese dopo quattro passi falsi e torna almeno in zona ripescaggio.
Male invece, molto male, la Colombia del Profe Pekerman: in ombra completa Cuadrado, James e Falcao (preferito a Bacca, dentro solo nei 15’ finali per una prova impalpabile). L’interista Murillo disastroso sulla terza rete argentina, anche se a quel punto la gara era già abbondantemente andata.
Ad aprirla, appunto, Leo Messi: sinistro perfetto sotto la traversa di Ospina al 10’; al 22’ il raddoppio, orchestrato dalla stessa Pulce, con finta a rientrare e cross millimetrico per la capocciata di Pratto sul palo più lontano. Per El Camello, attaccante dell’Atletico Mineiro chiamato a sostituire Higuain dopo le note polemiche sul suo presunto essere in sovrappeso, è il secondo gol in quattro partite con la Selección. Peccato poi per i due gol sprecati a cavallo dei due tempi.
Con Messi impeccabile e imprendibile in ogni parte del campo, l’Argentina fila che è una bellezza e lo stesso Bauza in panchina può tirare un sospiro di sollievo davanti a una Colombia inesistente. Il tris lo cala all’84’ Angel Di Maria: l’ala del Psg, dopo il palo esterno di metà ripresa, si fa trovare pronto sull’ottima incursione di Messi che sfila palla a un Murillo incerto e scarica per il Fideo, porta sguarnita e 3-0.
Nessun sorriso però nella truppa argentina: silenzio stampa annunciato e puntualmente rispettato da Messi e compagni, come risposta al tweet di un giornalista connazionale su Lavezzi e sul presunto uso di uno spinello la notte prima della partita. Polemiche alla sudamericana.
BRASILE IN-TITE-RMINABILE: 6 SU 6. Il Brasile chiude l’anno in bellezza. Da quando Tite ha assunto il comando dei verdeoro la Seleção ha inanellato sei vittorie consecutive nelle qualificazioni a Russia 2018 ed è in testa al girone sudamericano.
Eguagliato il record della Seleção del 1969 raggiunto nel percorso di qualificazione verso Messico 1970, epoca in cui João Saldanha era il c.t. del Brasile e in cui giocava un certo Pelé, con tutti gli annessi e connessi che poi vinsero all’Azteca nella celebre finale con l’Italia di Ferruccio Valcareggi.
Vittima designata stavolta il Perù, battuto a domicilio 2-0 grazie ai gol tutti nel secondo tempo di Gabriel Jesus e Renato Augusto. A questo punto, con 27 punti conquistati dopo 12 partite e a sei giornate dalla fine, il Brasile ha un piede e mezzo in Russia e, nell’anno che coincide col primo oro olimpico, può davvero dire di aver ritrovato smalto e fiducia anche nel futebol.
Il Perù ci mette il giusto coraggio specie nel primo tempo; ne esce fuori una partita spigolosa, con il Brasile che prima tira un sospiro di sollievo sul pari di Carrillo e poi comincia a sistemare il tiro con Paulinho, fermato da Gallese, e con un colpo di testa di Fernandinho.
Nel secondo tempo però la squadra di Tite mette il turbo e lavora meglio di concretezza: al 14’ Coutinho prova a sorprendere Gallese, sulla respinta si avventa Gabriel Jesus che sigla l’1-0 per il suo quinto centro in queste qualificazioni. Il Perù ci prova con orgoglio ma al 26’ Ramos spreca nel mischione generale davanti ad Alisson. Alla mezzora Neymar colpisce la traversa, antipasto del raddoppio che arriva inesorabile per gli andini: al 33’ Juan Jesus serve deliziosamente l’assist per Renato Augusto che incrocia nell’angolino basso e batte Gallese per il 2-0.