Sensazionale Federica Pellegrini: la regala lei la prima medaglia d’oro all’Italia ai Mondiali di nuoto in vasca corta Windsor 2016. Una prova a dir poco entusiasmante, quella dei 200 stile libero, al termine della quale finisce al tappeto nientemeno che la grandissima favorita Katinka Hosszu. E la Divina riscatta il cocente legno di Rio.
Quanto rammarico per quel podio mancato in quel di Rio de Janeiro in occasione delle Olimpiadi! La gara della vita, che doveva essere l’ultima della sua sfolgorante carriera, trasformatasi in un incubo. Poteva certo terminare l’attività agonistica in quel modo? Ovvio che no, e così eccola rimboccarsi le maniche e farsi trovare pronta nel primo appuntamento utile, i Mondiali in vasca corta canadesi.
Certo, l’oro sembrava già ipotecato dall’ungherese Katinka Hosszu, la cannibale del nuoto internazionale. E del resto le semifinali confermavano ciò, con la magiara prima e Pellegrini terza. Ma nella finale che apre la prima giornata di gare al WFCU Centre arriva la graditissima sorpresa: Federica Pellegrini è prima, è la nuova campionessa mondiale in vasca corta dei 200 sl. Un risultato che la porta fin dove mai era arrivata: conquistare l’unico titolo iridato, quello della corta appunto, ancora mancante nel suo palmares.
È di 1’51″73 (passaggi a 26″64, 55″01, 1’23″61) il tempo fatto segnare al termine delle otto vasche: si tratta della miglior prestazione italiana in tessuto e suo miglior tempo mai nuotato dal tempo del record italiano fatto registrare con i costumi gommati agli Europei di Istanbul 2009. E così si arriva alla 46^ medaglia internazionale tra Europei, Mondiali e Olimpiadi. La Iron Lady Hosszu, partita con il primo crono mondiale della stagione (1’52″08), si ferma a 1’52″28 dopo essere stata davanti alla linea del record mondiale per tre quarti di gara. Bronzo per la giovanissima (classe 2000) canadese Taylor Ruck, in 1’52″50.
“Questa medaglia chiude il cerchio di una carriera“, dichiara una “contentissima” Federica Pellegrini dopo essere uscita trionfante dalla vasca. Ammette di aver inizialmente pensato alla debacle di Rio, ma poi è venuta fuori “la gara perfetta in rimonta come piace a me”. Una medaglia “frutto del sacrificio e della voglia di non mollare mai che fanno parte del mio dna anche a 28 anni“, conclude la campionessa padovana.
Visibilmente soddisfatto anche il suo allenatore Matteo Giunta, che rivela come Rio sia ormai un “capitolo chiuso“, ma aggiunge come senza quella delusione, “Federica magari non sarebbe qui“. Dal punto di vista tecnico, poi, ecco la sua analisi: “L’avevo avvertita di non farsi intimorire dalle prime tre vasche della Hosszu e, di rimanerle attaccata, perché poi sapevamo che nel finale Fede ne avrebbe avuto di più. Lei ha qualcosa in più delle altre in gara. Diventa un’agonista incredibile. La sua forza è nella testardaggine […] Forse è questo il suo segreto”.