Quarantadue anni, ma con la voglia di correre di un ragazzino e le prestazioni sulla strada migliori di tanti colleghi più giovani. Nonostante ciò, Matteo Tosatto si avvia verso la forzata decisione di appendere la bicicletta al chiodo.
La chiusura della Tinkoff è stata un fulmine a ciel sereno per l’esperto corridore di Castelfranco Veneto. Il suo capitano Alberto Contador gli fece più volte intendere di avere intenzione di portarlo con lui in Trek-Segafredo, ma ora che la compagine di Luca Guarcilena ha completato il suo organico, il nome dell’italiano non figura nella lista.
Qualche proposta, ma nulla di concreto è giunto successivamente. E così, pur ringraziando per l’affetto ricevuto da più parti, uno dei più forti gregari degli ultimi anni si mostra poco disposto a “mendicare un contratto” e sa ormai che il prossimo anno lo vivrà “al 99%” senza un numero attaccato sulla schiena. È lui stesso a rivelarlo in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, in cui esprime rammarico ed un pizzico di delusione per aver terminato la carriera in questo modo.
Avrebbe voluto correre ancora almeno un anno ad alto livello, ma probabilmente non ce ne sarà l’opportunità. Professionista dal 1997, Tosatto ha vestito le maglie di MG Boys Maglificio, Ballan, Fassa Bortolo, Quick Step, Saxo Bank e Tinkoff. Una vita al servizio di altri, un costante supporto ai capitani valso sempre meritati apprezzamenti da tutti.
Di successi pochi – sebbene possa vantare la tappa di Montebelluna al Giro d’Italia 2001 e quella di Mâcon al Tour de France 2006 – ma di corridori portati alla vittoria la lista è davvero lunga, soprattutto grazie alle sue enormi doti in pianura. Ha partecipato a 34 grandi giri (13 Giri d’Italia, 12 Tour de France e 9 Vuelta), oltre a 8 Mondiali con la nazionale italiana, quattro dei quali conclusisi con l’oro tricolore (Cipollini, la doppietta di Bettini e Ballan).
Proprio in nazionale spera di tornare un giorno per avere un ruolo di primo piano: il “sogno nel cassetto” è di fare il ct – confessa – “Franco Ballerini era straordinario nel trasmettere lo spirito di appartenenza all’azzurro. Anche a me piacerebbe farlo. Quella è la maglia più bella”.