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Ripartire dopo il dramma: l’Italia, la Sises e il Mondiale 1950

Nella memoria popolare il Campionato Mondiale 1950 viene associato al Maracanazo, la tragedia sportiva del Brasile sconfitto in finale dall’Uruguay davanti al suo pubblico e costretto a rinviare il primo trionfo iridato. Ma chi una tragedia la vive realmente appena dodici mesi prima è l’Italia, costretta a ripartire dopo il dramma di Superga.

È il 4 maggio 1949: un aereo al rientro da Lisbona si schianta su una collina torinese. Trentuno le vittime: a bordo la squadra del Grande Torino, capace di vincere cinque scudetti consecutivi e degna di essere ritenuta tra le più forti compagini della storia. Un dolore immenso, che si aggiunge a quello del secondo conflitto mondiale da poco terminato. Macerie su macerie. Occorre ripartire anche dallo sport, prediletto strumento di aggregazione e coesione sociale.

Dopo i Giochi Olimpici di Londra 1948, ricominciano i Campionati Mondiali di calcio. E tocca al Brasile ospitare la manifestazione vinta nelle ultime due edizioni (1934 e 1938) dalla straordinaria Italia di Vittorio Pozzo. Ma nulla è più rimasto di quella corazzata, nulla neppure delle nuove leve granata. Germania e Giappone non sono chiamate a parteciparvi perché ritenute responsabili del conflitto bellico; l’Italia, invitata dalla Fifa in quanto detentrice della Coppa Rimet, accetta in cambio della copertura delle spese per la trasferta extracontinentale.

Ma la psicosi del viaggio oltreoceano in aereo impone alla spedizione azzurra di procedere alla volta del Brasile via mare: si parte da Napoli il 4 giugno, si arriva a destinazione dopo 15 giorni per mezzo della motonave Sises. Ci si allena a bordo, ma leggenda vuole che tutti i palloni finiscono subito in acqua e l’unico vero allenamento i nostri lo tengono alle Isole Canarie, dove la nave sosta l’8 giugno. Per il resto, sedute fisiche e tattica, agli ordini del ct Ferruccio Novo. Un viaggio estenuante – reso meno noioso dalle gag inscenate dal trio Lorenzi, Remondini e Cappello, più interessati a rendere meno monotone quelle giornate piuttosto che a preparare un appuntamento iridato – che influisce inevitabilmente sul rendimento in campo dei nostri.

Inserita nel Gruppo 3 con Svezia e Paraguay, la nazionale azzurra incontra subito gli scandinavi all’Estádio do Pacaembu: finisce 3-2 per i nostri avversari in virtù delle reti di Jeppson (doppietta) e Andersson, che rendono vani i gol di Carapellese e Muccinelli. È già tutto perduto: con sole tre squadre nel raggruppamento e con una sola ammessa al turno successivo, l’Italia saluta prematuramente il Mondiale dopo il pareggio giunto quattro giorni più tardi tra Svezia e Paraguay. Inutile il successo per due a zero degli azzurri sui sudamericani (firme di Carapallese e Pandolfini).

Dopo l’andata via mare, il ritorno in aereo: ma non sarebbe stato meglio fare il contrario?

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