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Lampre, addio al ciclismo dopo 25 anni di successi

Ebbene si, ora possiamo dirlo: dopo 25 anni, addio in gruppo alle divise Lampre, ultimo baluardo del ciclismo italiano di altissimo livello. Scompare un marchio storico legato al mondo del pedale, un marchio che ci ha regalato intense pagine di sport e che dal 2017 verrà sostituito dal nuovo team Abu Dhabi.

È il 1990 quando il nome Lampre appare sulle maglie della Diana-Colnago, in cui corre per il suo ultimo anno da professionista Giuseppe Saronni. Appesa la bicicletta al chiodo, proprio il campione italiano degli anni ’80 diventa l’uomo di fiducia della famiglia Galbusera – proprietaria dell’azienda specializzata in produzione di laminati in acciaio – che gli affida la direzione della Lampre-Colnago-Sopro, nuova formazione professionistica che può vantare tra le sue file atleti del calibro di Davide Bramati, Fabrizio Bontempi e Gianluca Bortolami.

Così comincia una storia ricca di successi – interrotta soltanto per tre stagioni dal 1996 al 1999 – la cui lista sarebbe troppo lunga da riportare integralmente. D’obbligo, però, citare le prodezze di Maurizio Fondriest nel 1993 (Milano-Sanremo e Tirreno-Adriatico); quelle di Jan Svorada tra Giro e Tour l’anno seguente e Roberto Conti sull’Alpe d’Huez; il campionato del mondo conquistato da Oscar Camenzind a Verona 1998; il memorabile anno 2001 con le vittorie in Lampre-Daikin di Gilberto Simoni al Giro d’Italia, Camenzind alla Liegi-Bastogne-Liegi, Svorada sui Campi Elisi al Tour: la prima maglia gialla del Tour 2002 firmata da Rubens Bertogliati e il terzo posto sul podio di Raimondas Rumsas.

Nel 2005 c’è l’avvento del ProTour (oggi WorldTour) e la Lampre si presenta ai nastri di partenza della nuova avventura in qualità di squadra italiana numero uno. Siamo ormai nel ciclismo globalizzato e, pur con un grado di competitività internazionale assai più elevato, non mancano le grandi prestazioni: arrivano la maglia bianca di Damiano Cunego al Tour 2006; l’urlo di Alessandro Ballan al Fiandre 2007 e la maglia tricolore a cronometro di Marzio Bruseghin nello stesso anno; il titolo mondiale di Ballan nel 2008 a Varese e quelli ad Amstel e Lombardia di Cunego nella stessa stagione; le volate regali di Alessandro Petacchi al Tour de France nel 2010, edizione in cui porta a casa la maglia verde.

Ed infine le ultime stagioni, contrassegnate dal sodalizio con Merida che conduce ad una maggiore internazionalizzazione (nel 2014 arriva anche l’iridato di Firenze Alberto Rui Costa) ed una maggior propensione a coltivare i giovani talenti. Ora si apre un capitolo nuovo: la dirigenza guidata da Beppe Saronni, proprio l’iniziatore del progetto, rimane al suo posto, ma gli investitori cambiano. La famiglia Galbusera decide di farsi da parte – speriamo sia soltanto un arrivederci – ed entrano in scena investitori arabi: nasce l’UAE Abu Dhabi Team.

Traspare un pizzico di nostalgia, ma quei colori blufucsia certamente mancheranno in gruppo.

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