Il giorno dopo Juve-Milan lascia spazio a importanti considerazioni. C’è innanzitutto la delusione juventina e di Max Allegri: sei finali in bianconero, una sola vinta in 90’.
QATAR OFF-LIMITS BIANCONERO. Innanzitutto c’è una considerazione da fare: Doha porta male, con tutto il Qatar. In campo per la seconda volta in mezzo il deserto dal 2014, la Juventus di Allegri ha perso di nuovo la Supercoppa: due anni fa, sempre sotto Natale, perse ai rigori contro il Napoli (errore decisivo di Padoin); stavolta col Milan sono serviti gli errori dei “più promettenti cecchini” Mandzukic e Dybala, da cui ci si sarebbe aspettato senz’altro di più al momento della battuta dal dischetto. Ma i rigori sono così: o vinci o perdi. Per la Juventus quindi il territorio del Qatar resta off-limits.
HIGUAIN, NON C’È VERSO. Stavolta non è neppure bastato segnare nella lotteria finale dei rigori: per il Pipita le finali decise all’ultimo atto restano un tabù tremendo da sfatare. In primis fu il Mondiale ’14, deciso in qualche modo da un suo errore madornale davanti a Neuer durante i supplementari; poi fra l’anno scorso e quest’anno ben 3 finali perse ai calci di rigore fra Argentina e Juventus. La Pipita dagli 11 metri non riesce proprio a splendere…
1/6 È TROPPO POCO. Sotto la gestione Allegri – che ha finito la gara di ieri inviperito con i suoi, ma a cui in tanti riferiscono alcuni errori nella valutazione dei cambi e nella gestione tattica di Juve-Milan – la Vecchia Signora ha vinto appena una finale in 90’, quella di Supercoppa 2015 contro la Lazio a Pechino, 2-0 firmato dai due che proprio ieri hanno sbagliato i rigori decisivi.
Per il resto, due successi ai supplementari (Coppa Italia 2015 e 2016, rispettivamente contro Lazio e Milan); due sconfitte ai rigori (con Napoli e Milan ieri appunto), una nei 90’ (la finale Champions dello scorso anno contro il Barcellona).
È solo una statistica, certo. Ma forse la dice lunga sull’approccio tenuto dalla Juventus allegriana nelle gare senza appello.