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Wild card Giro 100, duro colpo al movimento italiano. La delusione di Androni e Nippo

Le decisioni assunte da RCS Sport in merito all’assegnazione delle wild card del Giro 100 stanno destando molte polemiche. Ad evidenziare la propria delusione mista a rabbia sono le escluse Androni Giocattoli-Sidermec e Nippo-Vini Fantini, mentre Mauro Vegni spiega le ragioni delle sue scelte.

Probabilmente nessuno si aspettava un misero 50% di partecipazione di squadre italiane al Giro d’Italia 2017. In un’edizione dal sapore speciale, proprio perché la numero 100, c’era il forte auspicio che Mauro Vegni e il suo staff decidessero di ammettere in toto le nostre compagine, o quantomeno tre quarti come accaduto negli anni scorsi. Ma così non è stato. Evidentemente sono prevalsi altri interessi, evidentemente la Federciclismo di cui disponiamo non è in grado di tutelare il movimento nazionale, con buona pace del signor Renato Di Rocco che per altri quattro anni siede sulla poltrona più ambita.

Così, oltre a dover fare i conti con la mancanza – per la prima volta dal 2005 – di squadre WorldTour con licenza azzurra (la Lampre ha ormai lasciato il posto all’araba UAE Abu Dhabi), bisogna registrare i pass ottenuti dalle sole Bardiani-Csf e Wilier Triestina. Nulla da dire in merito a loro; il #greenteam, in particolare, aveva il posto assicurato dalla vittoria in Coppa Italia e dal fatto che sia senza ombra di dubbio la squadra italiana più forte.

Ma l’assenza di Androni e Nippo lascia perlomeno perplessi. Il loro 2016 è stato tutt’altro che esaltante, non neghiamolo, ma l’allestimento di organici completamente rinnovati e competitivi andava nella direzione giusta. La formazione di Gianni Savio, oltretutto, viene esclusa per il secondo anno consecutivo e ciò non può andar giù né al patron Mario Androni, che parla di “doccia fredda” e annuncia come la sua esperienza nel mondo del ciclismo si chiuda di fatto qui, né a Gianni Savio, che sente una “grande ingiustiziasotto il profilo “morale e sportivo”.

Non minore la delusione di Francesco Pelosi, team manager Nippo, che punta il dito contro la Federciclismo per non aver saputo intercedere affinché fosse concessa una wild card in più o si trovasse una soluzione per non lasciare a casa due squadre italiane. “Abbiamo perso l’occasione di aiutare il ciclismo italiano“, è la sua condivisibile osservazione.

Dall’altra parte è evidente la soddisfazione delle due compagini straniere. “È un grande onore essere invitati alla 100° edizione di questa corsa leggendaria”, sottolinea Piotr Wadecki, direttore sportivo della CCC Sprandi Polkowice, la più grossa sorpresa tra le scelte RCS (e diciamolo: la meno meritata sportivamente parlando), mentre lo staff della Gazprom-RusVelo, squadra che nel 2016 ben figurò alla corsa, portando anche a casa una tappa con Alexander Foliforov, parla di “traguardo molto importante“.

Su una cosa, d’altro canto, è bene soffermarsi: Rcs Sport è un’azienda privata e come tale cerca di fare i propri interessi. Ci tiene a sottolinearlo anche il direttore Mauro Vegni, che sulle pagine della Gazzetta dello Sport è categorico: “Lo stato di crisi del movimento italiano non nasce dalle scelte del Giro, ma dal fatto che questo movimento si sia alimentato per anni di un modello sbagliato: ‘O faccio il Giro, o chiudo la squadra“. Manca il progetto, dunque, quel progetto che lo fa puntualmente la Bardiani “diventata una bella piattaforma di lancio dei talenti” e non, secondo lo stesso organizzatore, Androni e Nippo. E le due straniere? La Gazprom “è sponsor delle Champions, ha progetti nel ciclismo”, mentre la Ccc Sprandi rappresenta uno Stato, la Polonia, con un “mercato nuovo e molto interessante per il Giro”.

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