Non accennano a placarsi le polemiche in merito all’assegnazione delle wild card del Giro d’Italia 2017, il Giro 100. Il direttore di Rcs Sport Mauro Vegni dà le sue spiegazioni sulle decisioni assunte, ma è durissima la replica del team manager della Nippo-Vini Fantini Francesco Pelosi.
Le osservazioni di Mauro Vegni. Le Professional italiane devono smetterla col ragionamento “O faccio il Giro, o chiudo la squadra” perché è tale modello che ha condotto alla crisi il movimento italiano. Il calendario è molto amplio e vi sono tante corse di spessore come Strade Bianche, Tirreno-Adriatico e Milano-Sanremo; non si può, pertanto, gareggiare un’intera annata soltanto pensando al Giro. Ma soprattutto vi è un’aspra critica alla mancanza di chiari progetti di fondo che muovono i team italiani: a parte la Bardiani-Csf, “bella piattaforma di lancio dei talenti”, il resto delle squadre non segue, secondo Vegni, alcun indirizzo specifico.
Non possono passare inosservate queste dichiarazioni al team manager della Nippo-Vini Fantini Francesco Pelosi, che rivendica appieno le peculiarità che hanno reso il suo gruppo un esempio a livello globale. “È un fatto oggettivo che il Giro d’Italia rappresenti l’evento più importante del Ciclismo Italiano“, afferma il dirigente #orangeblue, che aggiunge come Strade Bianche, Tirreno e Sanremo “non pareggiano un terzo della visibilità e della portata” della Corsa Rosa.
Sulla mancanza di un progetto vero, Pelosi giudica “offensiva” tale considerazione perché sin dalla creazione della Nippo è stata chiara la mission della squadra, ovvero “crescere i migliori giovani talenti italiani e giapponesi guidati da atleti di classe ed esperienza […] con chiarezza ed etica impeccabili gestiti da nuove professionalità fino alle Olimpiadi di Tokyo 2020″. E difatti in organico figurano 11 italiani, cinque dei quali under 26, affiancati da uomini di spessore come un ex vincitore di Giro (Damiano Cunego), un ex campione italiano (Ivan Santaromita), un atleta capace di vincere una tappa al Giro (Marco Canola) e un ex maglia azzurra di miglior scalatore (Julian Arredondo).
E ci tiene a sottolineare come a supportare il progetto vi siano due sponsor storici (Nippo presente da 28 anni e Fantini da 9) e che si tratti di una “società 100% italiana, per gestione e affiliazione” e senza casi di Doping (il riferimento nemmeno troppo velato è alla Wilier Triestina, tuttora sotto il fisco irlandese e anche nel 2016 coinvolta in casi di illeciti sportivi).
Ma non basta: “Siamo l’unica squadra al mondo che pubblica on-line i dati del passaporto biologico dei nostri corridori […] possibile che questa trasparenza e intransigenza per il doping non abbia un peso specifico?”, si chiede ancora Pelosi respingendo punto su punto le obiezioni di Vegni e affermando come tutto ciò che negli anni passati era stato chiesto da quest’ultimo – “progetto chiaro, giovani talenti italiani, crescita internazionale, etica cristallina, no doping” – ora sembra non bastare.
Infine un auspicio: che la Federciclismo italiana, finora mai intervenuta nella questione, interceda assieme all’Uci per arrivare ad una deroga che possa portare ad un incremento della presenza italiana al Giro 100.