Semplicemente immortale! Quale altro aggettivo descriverebbe meglio Roger Rederer e il suo tennis? Il Re è ufficialmente tornato: successo nel derby svizzero contro Stanislas Wawrinka e finale degli Australian Open 2017.
Ebbene, si: dopo un anno e mezzo (US Open 2015), il fuoriclasse elvetico di nuovo in una finale Slam. Stavolta ci arriva da diciassettesimo favorito del seeding, lui che di Majors ne ha vinti, guarda un po’, proprio 17 (quattro dei quali proprio in Australia). Domenica 29 gennaio andrà a caccia del diciottesimo, quel traguardo che rincorre da quattro stagioni, ma che nell’ultimo travagliato anno sembrava definitivamente destinato a svanire per i numerosi problemi fisici che gli hanno impedito di giocare a livelli accettabili.
È stato costretto a sei mesi di stop nel 2016, ma lui aveva avvertito tutti: “tornerò come prima!“. È stato di parola, come sempre, come tutte le volte in cui ha deliziato il pubblico con i suoi colpi di classe che nessuno potrà mai emulare. La ventottesima finale Slam in carriera (l’ultimo successo datato ormai cinque anni fa, a Wimbledon 2012) se l’è conquistata battendo l’amico-nemico Stan Wawrinka, uno che qui a Melbourne aveva vinto nel 2014 e che nelle ultime due stagioni era sorprendentemente diventato lo svizzero numero uno.
Ma di numero uno ce n’è soltanto uno e Roger l’ha dimostrato anche sul cemento della Rod Laver Arena di Melbourne: ha saputo mantenere il sangue freddo e resistere fino al quinto set. Andato in vantaggio per due set a zero, ha avuto un momento di appannamento nel terzo set; ha ripreso a giocare nel quarto parziale, finito però ancora nelle mani del suo avversario, ma nel quinto non ha dato scampo a Stan the Man e ha chiuso alla fine con il punteggio di 75 63 16 46 63.
Ora attende il suo sfidante, uno tra Grigor Dimitrov o quel Rafael Nadal rivale di tante memorabili sfide. Ha 35 anni suonati, ma in fondo Roger Federer e il suo tennis sono immortali.