Tante volte ci siamo illusi che la tendenza si stesse invertendo e che il tunnel apparentemente senza fine in cui si è trovata l’atletica italiana stesse finendo. Puntualmente abbiamo dovuti fare i conti con la cruda realtà: nelle competizioni che contano, noi contiamo poco o nulla. Stavolta un nuovo spiraglio sembra aprirsi e, se il buongiorno si vede dal mattino, il 2017 potrebbe davvero essere l’anno buono affinché possano tornare a brillare i colori azzurri nella disciplina più prestigiosa al mondo.
Si sono disputati nel weekend i campionati italiani delle categorie Juniores e Promesse ed alcuni risultati sono stati davvero entusiasmanti. È il caso, su tutti, di Marcel Jacobs, che nella gara del salto in lungo ha piazzato un 8.07 metri che vale la seconda miglior prestazione mondiale dell’anno (dietro al francese Jean-Pierre Bertrand, capace di saltare un solo centimetro in più) e la terza miglior prestazione italiana di sempre (dietro al primatista Andrew Howe e all’ex detentore del record Giovanni Evangelista). Ventiduenne italiano con papà texano, Jacobs vive e si allena a Desenzano del Garda e con tale prestazione si è guadagnato il pass per partecipare agli Europei Indoor di Belgrado (dal 3 al 5 marzo).
Da menzionare anche la prova di Christian Falocchi, che nel salto in alto è riuscito a piazzare i 2.25 metri al primo tentativo, firmando la quarta prestazione stagionale europea e diventando il quinto italiano di sempre ad arrivare a tale misura tra gli under 23. Anche per il ventenne lombardo, che si allena a Bergamo al servizio di Orlando Motta e Pierangelo Maroni, è arrivato il minimo per gli Europei serbi.
Due azzurri che, uniti al diciannovenne velocista milanese Filippo Tortu, già al top da un paio di stagioni nonostante la giovanissima età (fu medaglia d’oro ai Giochi Olimpici giovanili nel 2014 sui 200 piani) e già in grado di stabilire ad inizio 2017 il nuovo record italiano indoor in 6″64 sui 60 metri (strappandolo a Francesco Pavoni del lontano 1982), rappresentano alcune delle migliori carte che l’Italia non può permettersi di sciupare.