Carletto Mazzone Brescia-Atalanta. Twitter

Tanti auguri, Sor Carle’! Gli 80 anni di Carletto Mazzone, mister scopritore di talenti e… corridore

Romanesco, simpatico e impertinente: Carletto Mazzone festeggia oggi 80 anni, 59 nel calcio professionistico. Fra campo, panchina e una corsa divenuta celebre…

Nel corso degli anni l’ex calciatore e allenatore si è guadagnata la stima trasversale di tanti addetti ai lavori e soprattutto di tantissimi tifosi di tutti i colori, sia per via delle tante squadre allenate (14 in totale, recita il suo curriculum) sia per via della sua goliardia fra campi di allenamento e sfide domenicali. Per tutti Mazzone è ancora Sor Carletto, anche se il vero soprannome gliel’affibbiò il giornalista-amico penna del Corriere dello Sport Alberto Marchesi, che negli allenamenti di preparazione a un Catanzaro-Juventus del ’78 registrò all’allenatore romano un “magara”, versione regionale dell’interiezione

“Siete proprio bravi, sai. Secondo me con la Juve potete pure vincere”, gli disse il giornalista. Mazzone, allora, s’ illuminò, sparando la battuta romana: “Magara”. Da allora il tecnico è anche ricordato col soprannome, meno noto ma sicuramente più colorito, di Sor Magara.

Un Sor Magara che innanzitutto è il padre putativo della Serie A, visto che con 795 partite ufficiale detiene il record di panchine nella massima serie.

Tanto calcio vissuto dapprima sul campo: giovanili della Roma, Spal, Siena e soprattutto Ascoli, la squadra dove chiuse la carriera da calciatore dopo quasi un decennio.

Poi l’esperienza ultratrentennale in panchina: Ascoli, Fiorentina e Catanzaro prima degli anni Ottanta; ancora Ascoli, Bologna e Lecce fino ai Novanta; poi Pescara, Cagliari, l’approdo alla Roma, e poi di nuovo Cagliari, Napoli, di nuovo Bologna, Perugia; poi gli ultimi anni al Brescia (quello di Roberto Baggio), la terza esperienza sotto le Torri e l’ultima panchina a Livorno.

Ad Ascoli Mazzone ha lasciato più di un pezzo da cuore, anche se il suo successo e l’approdo nell’immaginario collettivo è legato a tre piazze importanti.

Roma, in primis. Nella capitale, la sua città, il Sor Carletto resta tre anni, raccogliendo un settimo e due quinti posti, ma soprattutto portando alla ribalta un giovane Francesco Totti. Un rapporto che riecheggia quasi quella fra un padre e un figlio: se il capitano della Roma è quello che è, lo deve ovviamente al primo mentore che per primo credette in lui facendolo esordire in Serie A.

Poi la seconda esperienza al Bologna, dove poté contare su giocatori del calibro di Beppe Signori e vincere la Coppa Intertoto, spingendosi fino alla semifinale della Coppa Uefa e della Coppa Italia.

Infine l’arrivo a Brescia, l’ultima squadra di un Signore del pallone chiamato Roberto Baggio e la prima di uno dei più grandi talenti del calcio italiano di tutti i tempi, Andrea Pirlo. Il binomio Mazzone-Baggio funziona e porta le Rondinelle alla salvezza per quattro stagioni consecutive.

Alla panchina bresciana è legato il ricordo più esilarante e irriverente del vulcanico tecnico romano: durante il sentitissimo derby contro l’Atalanta, il 30 settembre 2001, dopo il pari biancazzurro sul 3-3 in pieno recupero Mazzone si esibì nella celebre e rocambolesca corsa sotto la curva atalantina che lo aveva pesantemente insultato per tutta la partita. Un episodio goliardico diventato storia; l’esplosione, semmai ce ne fosse bisogno, di un mister focoso a volte ma davvero sempre onesto nei modi e nei metodi.

Uno che oggi, da Totti a Baggio fino a Pep Guardiola (che gli dedicò la vittoria della Champions nel 2009), abbracciano tutti dicendogli: tanti auguri, mister Carletto!

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