Allegri pre Juventus-Barcellona, Champions. Twitter

Champions, verso Juventus-Barcellona: le parole della vigilia

Da una parte la speranza di Allegri, dall’altra la fiducia di Luis Enrique: la vigilia di Barcellona-Juventus si colora delle parole dei due tecnici.

LE PAROLE DI ALLEGRI. Allegri affronta di nuovo il suo spauracchio: quel Barcellona già affrontato nove volte in carriera con ben grame soddisfazioni. A parte un successo col Milan, il tecnico livornese ha perso in cinque occasioni contro i blaugrana, compresa da ultimo la finale della Champions 2015 a Berlino. Un 3-1 che la Juventus vuole cancellare e che Max ha in mente come terminus post quem la Signora è tornata a essere grande in Europa.

Allegri la vede così: «Il passato non si può cambiare, quando si giocano queste sfide bisogna essere contenti di giocarle, con grande voglia di andare avanti e consapevolezza di poter passare il turno».

Contro i marziani niente cambi di modulo; si andrà avanti col collaudato 4-2-3-1, quello con cui la sua Juventus ha cominciato a macinare gioco e risultati convincenti: «I quattro-cinque davanti giocano tutti. Non vedo perché rinunciarci. E’ una sfida bella, va giocata con la consapevolezza di poter battere il Barça. Della finale di Berlino ce ne saranno due: Buffon e Bonucci. Alex Sandro è in dubbio con Asamoah: stanno bene entrambi, il brasiliano ne ha giocate due di fila, ma non è deciso nulla. E poi devo solo scegliere, perché quando arriva la Champions i giocatori stanno tutti bene».

Sul computo totale Allegri resta coi piedi ben piantati per terra, consapevole dei rischi che la doppia sfida al Barça ovviamente nasconde: «Ci vuole tecnica ed equilibrio in campo. Bisognerà fare due grandi partite. Non siamo favoriti, quando giochi in casa la prima è sempre bello non prendere gol. Ma domani sarà difficile, dovremo segnarne. Loro hanno quei tre là davanti, ma anche debolezze dietro, ti lasciano campo. Noi dobbiamo giocare sui loro punti deboli. È impossibile pensare di fare due 0-0 e vincere ai rigori…»

LE PAROLE DI LUIS ENRIQUE. Torna allo Stadium, Luis Enrique, per la terza volta. Nelle prime due non andò proprio benissimo: quando era allenatore della Roma Lucho uscì dalla casa della Juventus con 7 reti sul groppone, 3 in Coppa Italia e 4 in campionato. Da allora però la storia è cambiata, compresa una vittoria nel successivo incrocio, quello che consentì ai blaugrana di alzare al cielo la Champions 2015 proprio contro i bianconeri.

Proprio rispetto a quella sfida di due anni Luis Enrique si astiene: rispetto alla finale di Berlino «Nulla di simile, se non il livello della Juve, che era forte allora e lo è ora. Non saprei dire se migliore o peggiore. Ho visto la Juve fare pressing alto e prendersi rischi. E l’ho vista giocare dietro e difendersi. Può fare tutto, Allegri saprà che versione vedremo. Di sicuro i loro numeri sono spettacolari, ma non dobbiamo fissarci su questi e seguire la nostra idea: fare una buona gara indipendentemente dal contorno e dall’avversario».

Due parole poi sul grande assente Busquets («è un giocatore vitale per noi, lo dicono i numeri, ma abbiamo soluzioni alternative») e sull’ultima sconfitta di Malaga nella Liga, infuriandosi davanti alle domande incessanti della stampa spagnola: «È sbagliato colpevolizzare un solo giocatore o un paio di loro, per una sconfitta: questo è uno sport di squadra ed è ingiusto dare la colpa a dei singoli. La partita di Malaga è stata una buona gara, il risultato è stato nefasto, ma siamo stati superiori agli avversari, puniti a ogni piccolo errore. Non possiamo impazzire per una sconfitta, e nemmeno per una vittoria».

Chi impazzirà per una sconfitta, chi per una vittoria, in questo Juventus-Barcellona finale anticipata che si annuncia stellare?

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