Il Giro d’Italia 2017 approda sulla terraferma. Dopo il trittico di tappe in Sardegna e la due giorni in Sicilia, ecco che la carovana comincia la risalita della penisola partendo dalla Calabria, dove è in programma la sesta frazione, quella che conduce i corridori da Reggio Calabria a Terme Luigiane. Frazione lunga – 217 km – e finale che si preannuncia incertissimo e avvincente.
Si parte da Reggio, capoluogo in cui in passato si svolgeva il Giro della Provincia di Reggio Calabria (noto anche come Classicissima del Sud) e che per sette volte è stato interessato all’approdo del Giro d’Italia. Quattro volte di queste è stato sede d’arrivo: nel 1961 con la vittoria di Gaetano Durante; nel 1972 col successo di Attilio Benfatto; nel 1981 con il sigillo di Serge Parsani; nel 2005 con un cronoprologo vinto dall’australiano Brett Lancaster. Terme Luigiane, invece, è situato nel comune di Acquappesa, in provincia di Cosenza, già traguardo di tappa in quattro occasioni (nel 1993 vinse Dimitri Konichev, nel 1995 Maurizio Fondriest, nel 1999 Laurent Jalabert e nel 2003 Stefano Garzelli).
Cosa si riserverà, stavolta, ai corridori? Venti chilometri dopo la partenza ecco il primo GPM a Barritteri (terza categoria). Attraversate Gioa Tauro e Rosarno, si trovano in successione i due traguardi volanti di Mileto e Vibo Valentia, prima di cominciare un lungo tratto pianeggiante che conduce agli ultimi trenta frastagliati chilometri. C’è un altro Gran Premio della Montagna, Fuscaldo (4^ categoria, 2.1 km al 6.7%), ma ci sono soprattutto tanti saliscendi che non danno mai tregua ai corridori, fino allo strappo finale (2 km al 6.5%) che conduce fino al traguardo.
Non è una semplice tappa per velocisti (chi potrebbe reggere è Fernando Gaviria della Quick Step, già autore di due successi), semmai per attaccanti (pensiamo a Filippo Pozzato della Wilier-Selle Italia, ad esempio): un colpo di mano tentato nelle fasi finali potrebbe avere la meglio su ogni altra soluzione. E il tratto finale lungo la costa potrebbe risultare ancor più insidioso per l’incognita vento.
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