Si chiude domenica 21 maggio la seconda delle tre settimane del Giro d’Italia 2017. E si chiude in modo assai inaspettato: non con un tappone, come molti si attendono, bensì con una frazione (la numero 15) dal finale mosso, che si presta a molteplici soluzioni. Dal Piemonte si arriva in Lombardia, da Valdengo a Bergamo dopo 199 km.
Il rapporto tra Bergamo e le due ruote è noto: oltre ad aver dato i natali a tanti campioni, è stato più volte teatro di battaglia della Corsa Rosa. Sette gli arrivi di tappa: dal 1912, quando si impose Vincenzo Borgarello, fino al 2009, quando primo arrivò il bielorusso Kanstantsin Siutsou. In mezzo, i successi di Diego Marabelli nel ’38, di Oreste Conte nel ’52, di Felice Gimondi nel ’76, di Giuseppe Saronni nel ’83 e di Stefano Garzelli nel 2007.
Altimetricamente parlando, il percorso di quest’anno si presenta pianeggiante per tre quarti di gara, quelli che comprendono anche i traguardi volanti di Busto Arsizio e di Almenno San Salvatore. Le insidie vere arrivano negli ultimi 50 km, con i due Gran Premi della Montagna di Miragolo San Salvatore (8.7 km al 7%, max 11%) e Selvino (6.9 km al 5.9%, max 9%) che assegnano punti validi per la maglia azzurra.
Sono due salite ravvicinate (l’ultima a 30 km all’arrivo) che abbiamo già conosciuto nell’ultima edizione del Lombardia e proprio all’ultima classica-monumento della stagione si accosta il tracciato finale odierno, come testimonia anche l’arrivo di Bergamo Alta attraverso Porta Garibaldi (strappo di 1500 metri con pendenze superiori al 10%) che lo scorso ottobre incoronò Esteban Chaves e stavolta incoronerà… Lo scopriremo presto.
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