In fondo è un 2-2, ma in realtà è 1-3: Roma-Lazio, 4° derby Capitale della stagione, finisce in un trionfo biancoceleste. I giallorossi “riaprono” il 2° posto.
Dopo aver vinto un derby di Coppa Italia, quello d’andata, e aver “felicemente perso” quello di ritorno, la Lazio fa suo anche quello di campionato con un meritatissimo 3-1. La Roma perde l’ennesima occasione di vendetta dopo le tante promesse fatte circolare dai suoi uomini-simbolo (Nainggolan in periodo di Coppa, Totti in questi giorni) e riapre suo malgrado tutti i giochi per la questione 2° posto a vantaggio del Napoli; la Juventus nel frattempo, semmai ce ne fosse bisogno, fa un altro passettino verso il sesto scudetto consecutivo.
La parte giallorossa della Capitale piange di nuovo e forse di più: è stato probabilmente l’ultimo derby giocato da capitan Totti, che saluta con questo bilancio in campionato: 12 derby vinti, 12 pareggiati e 13 persi contro i rivali di sempre. Sarà anche per questo che la metà celeste della città eterna ride, gioisce e festeggia: la vittoria contro la Roma consolida le certezze di una squadra bellissima, tosta e compatta quando c’è da esserlo e forgiata da un carattere indomabile che dura fino all’ultimo secondo.
Simone Inzaghi, ancor di più, conferma di essere uno degli allenatori più bravi d’Italia e fa un altro capolavoro: innanzitutto tecnico, visto il virus intestinale che colpisce Immobile a inizio gara e che lo costringe a stravolgere l’assetto, lasciando Keita unica punta davanti.
Ed è proprio l’ispano-senegalese, al primo tentativo laziale, ad aprire la scatola magica dell’Olimpico, dopo un paio di occasioni pericolose per Dzeko al 2’ e Salah all’8’: l’attaccante biancoceleste sfrutta una dormita della difesa giallorossa, rientra da destra e fa partire un sinistro che passa sotto le gambe di Emerson e buca pure un Szczesny per nulla esente da colpe.
La Roma non reagisce, la Lazio anzi sfiora in un paio di occasioni il raddoppio, con Biglia e per due volte con Parolo. La squadra di Inzaghi invoca pure un rigore per un fallo, evidente, di Fazio che rifila un pestone a Lukaku. Orsato però sorvola.
Al 43’ Inzaghi si fa male proprio l’esterno belga: Inzaghi sceglie dal mazzo la carta offensiva scegliendo Felipe Anderson e ripristinando il 3-5-2 col brasiliano a supporto di Keita.
Allo scadere del primo tempo avviene il fallaccio: Orsato stavolta fischia un rigore completamente inesistente, perché Wallace non tocca affatto Strootman, che si tuffa in area ingannando il fischietto. Inutili le proteste laziali, con Biglia che viene pure ammonito. Dal dischetto si presenta De Rossi che, con grande freddezza, batte Strakosha e fa 1-1 al 45’, segnando il suo primo gol in questo campionato e riequilibrando una situazione che per Spalletti si stava facendo delicata.
In avvio di ripresa c’è un cambio anche nella Roma con l’ingresso di Bruno Peres per El Shaarawy, mentre Dzeko ha due occasionissime: prima si supera Strakosha, poi il bosniaco manda alto sopra la traversa. La Lazio però è pronta a ribattere colpo su colpo e al 50’ trova la forza per sferrare il nuovo sorpasso: Basta raccoglie una palla al limite dell’area e la lascia rimbalzare, tiro di sinistro deviato in modo decisivo da Fazio e Szczesny forato per la seconda volta.
La Roma a quel punto si proietta tutta in avanti, prestando però il fianco alle ripartenze fulminanti della squadra di Inzaghi, con Keita e Felipe Anderson che però non approfittano delle praterie lasciate dalla squadra di Spalletti. Che a un certo punto rischia il tutto per tutto, passando a un 4-1-5 sbilanciato con Perotti e Totti richiamati dalla panchina e mandati in campo.
La Lazio però regge con grande ordine e concentrazione e i giallorossi non creano nulla, anzi: Szczesny salva su Felipe Anderson, ma non può far nulla su Keita che trova la doppietta personale sull’assist di Lulić quando mancano 5’ alla fine. Negli ultimi minuti non succede granché, a parte l’espulsione diretta di Rudiger per un’entrata criminale su Djordjevic (piede a martello sulla tibia). La Roma naufraga di nuovo, la Lazio vola verso il paradiso.