Juventus-Torino il giorno dopo è ancora un corollario di emozioni e polemiche: il Toro schiuma ancora rabbia e rammarico, la Signora è sollevata. L’analisi.
LE VERITÀ DELLA JUVENTUS
JUVE COL FIATO CORTO OPPURE PRETATTICA? La Juventus ha almeno evitato la sconfitta, incappando però nel secondo pareggio consecutivo in Serie A – cosa che non le accadeva da tempo immemore – e soprattutto rinviando, almeno di una settimana, una festa scudetto che sembrava già annunciata.
È come se, in vista del doppio impegno-Champions col Monaco, la squadra di Allegri avesse un po’ tirato i remi in barca in campionato. Certo, il vantaggio sul drappello delle seconde (alternativamente Roma e Napoli) è più da gestire che da aumentare, e oramai solo la matematica separa Buffon e compagnia dalla conquista del loro, storico, sesto scudetto di fila.
Non c’è nulla di cui allarmarsi comunque: con il tricolore quasi cucito sul petto, la finale di Coppa Italia già portata a casa e uno di Champions presa per tre quarti, la Juventus può anche prendersi il lusso di rallentare e di risparmiare energie in vista di un finale di stagione che può essere trionfale.
NO PIPITA, NO PARTY. Dopo quasi 3000’ minuti e 24 partite giocate consecutivamente, Higuain era scivolato in panchina dal 1’ perché Allegri intendeva preservarlo in vista del Monaco. È servita però la gemma del campione, la zampata del Pipita per raddrizzare una partita che si era fatta pericolosamente in salita per i bianconeri.
Complici un Mandzukic decisamente sciupone e un po’ di difetti di precisione sotto porta (vedi Benatia, Rincon, Khedira e Bonucci) a Max Allegri è servito rispolverare dalla panchina sia l’argentino che Pjanic – autore dell’assist – per sistemare le cose. Così facendo Higuain sale a quota 24 gol in campionato, uno in meno del Gallo Belotti e di Edin Dzeko: il Pipita può ancora farcela a diventare il capocannoniere della Serie A per il secondo anno di fila.
LE VERITÀ DEL TORINO
TORO, DICA 33: LA STRISCIA DEI CUGINI È INFRANTA. Una magra consolazione il Torino di Mihajlovic l’ha comunque portata a casa: è la squadra che alla fine ha interrotto a 33 partite consecutive la striscia di vittorie interne della Juventus in campionato.
Lo Stadium, diventato dal 4 ottobre 2015 autentico talismano dei bianconeri, resta comunque immacolato. Dal Torino al Torino: fu nell’ultima stracittadina giocata il 31 ottobre di quell’anno nell’impianto di Venaria che la Juve, col gol di Cuadrado al 94’, iniziò a consolidare la sua straordinaria serie di vittorie consecutive (la prima era arrivata col Bologna all’inizio di quel mese); un anno e mezzo dopo i granata possono dire di aver chiuso il cerchio.
LA MOVIOLA E UN MIHA IMBUFALITO. Toro scatenato in tutti i sensi: per 40’ il popolo granata ha sognato il tremendo sgambetto ai danni degli odiatissimi cugini. L’episodio che secondo loro ha condizionato la gara è stato non il gol di Higuain al 92’, quanto piuttosto l’espulsione di Acquah per doppia ammonizione.
Due ammonizioni sinceramente severe: nel primo caso per una manata a Dybala, nel secondo – quello che ha fatto infuriare la panchina torinista, compreso soprattutto Mihajlovic – per un’entrata su Mandzukic molto rude ma regolare e sul pallone. Rimasto in inferiorità numerica, il vecchio cuore granata ha dovuto pompare sangue per reggere all’assedio in massa dei bianconeri. Che alla fine obiettivamente hanno anche meritato il pari per via delle occasioni costruite. Per via di un Toro tanto orgoglioso e votato al sacrificio, quanto sprecone nel non chiudere la pratica.