È l’allenatore più chiacchierato degli anni Duemila; ora, col trionfo del suo United in Europa League, Mourinho ha vinto un’altra sfida: il Tripletino.
Community Shield, Coppa di Lega ed Europa League: nell’anno in cui il Manchester United ha finito 6° in Premier League, a 24 punti e lontanissimo dal Chelsea campione, José Mourinho è riuscito comunque a far parlare di sé incassando, fra l’altro, una qualificazione alla prossima Champions League che altrimenti sarebbe stata impossibile.
La finale di Stoccolma ha coronato dunque il mini ciclo dei Red Devils di questa stagione: iniziato col Community Shield della scorsa estate (1-2 al Leicester), proseguito con la Coppa di Lega inglese (3-2 al Southampton con doppiette di Ibrahimovic e Gabbiadini) e sentenziato dal 2-0 senza storia alla gioventù olandese dell’Ajax.
Non sarà certo il Triplete che vinse nel 2010 con l’Inter, eppure per lo Special One la soddisfazione è enorme: viste le difficoltà della sua prima avventura a Old Trafford, Mourinho è riuscito a sbaragliare la concorrenza lì dove aveva la possibilità di vincere trofei.
Per lui in carriera fanno 16 su 24: una media del 66%. Per lo United invece è la prima Europa League della sua storia messa in bacheca. Ora la rossa Manchester può tornare nel posto che le compete, nell’agognata Champions League: magari per tornare a vincerla interrompendo l’astinenza iniziata nel 2008.
Ora su Old Trafford arriveranno una pioggia di milioni che servirà a rinforzare la squadra, e magari a convincere monsieur Ibrahimovic a non cambiare aria e rimanere in Inghilterra.
Queste le parole di Mourinho, che lasciano ben presagire per i Red Devils: «Bello vincere 3 trofei – ha commentato – certo non è il grande Triplete, ma questa ora è la nostra dimensione. Perché una cosa è la storia gloriosa del Manchester United, un’altra il nostro livello attuale che non è all’altezza delle migliori. Ma ora abbiamo tutte le colpe del mondo in bacheca: Ferguson le ha vinte tutte, io questa Europa League che era quella che mancava».