Saranno Roger Federer e Marin Cilic a contendersi Wimbledon 2017. Il favorito numero uno e il numero uno degli outsider: i Championships regalano un ultimo atto inedito, ma certamente ricco di fascino e singolarità.
Roger Federer ad un passo dalla storia. Già ne fa parte della storia del tennis, ma conquistare l’ottavo titolo, come mai nessuno ha fatto finora, rappresenta un ulteriore tassello che avvicinerebbe il campione elvetico all’immortalità sportiva. Si tratta della decima finale londinese conquistata, a due anni dall’ultima persa contro Novak Djokovic. E non è tutto: con il successo odierno, ha l’opportunità di giocare la 102^ sfida a Church Road, eguagliando il primatista Jimmy Connors in testa alla speciale classifica.
Il cammino che l’ha portato a staccare il pass per domenica 16 luglio è ragguardevole: neppure un set lasciato per strada, tutti gli avversari annichiliti con tre parziali a zero. L’ultimo in ordine di tempo è stato Tomas Berdych, che in questo torneo ha ritrovato lo smalto dei tempi migliori, ma in semifinale è stato costretto ad arrendersi in poco più di due ore di gioco per 76 76 64: due set persi al tie break, il terzo in cui ha prevalso la classe del trentaseienne svizzero, che nel dopo gara ha affermato di sentirsi un “privilegiato” nel poter competere per l’ennesima volta nell’appuntamento che più conta per un tennista.
Il suo avversario in finale sarà Marin Ciclic, che in quattro set ha piegato lo statunitense Sam Querrey. Il croato diventa, così, il secondo rappresentante del suo Paese a raggiungere l’ultimo atto (il primo fu Goran Ivanisevic, la cui carriera è legata alle prodezze nel tempio londinese). Il ventottenne nato a Medjugorie non è nuovo a calcare un palcoscenico così importante: nel 2014, nella sua prima finale Slam, portò a casa gli US Open battendo in finale Kei Nishikori.
Partirà da sfavorito a Wimbledon, ma sogna, senza alcuna pressione addosso, di mettere lo sgambetto ad una leggenda vivente dello sport intero, il quale dal canto suo auspica di poter far piangere di commozione e gioia il mondo intero tra poco meno di quarantotto ore.