Dare spettacolo spetta ad altri; a lui, a Chris Froome, interessa soltanto una cosa: vincere il Tour de France. E per il terzo anno consecutivo vola in Gran Bretagna la maglia gialla, vola da chi, pur perdendo lo smalto degli anni passati e pur non centrando neppure una vittoria nell’arco delle tre settimane, corona il sogno di salire ancora una volta sul più alto gradino del podio di Parigi nell’edizione numero 104 della Grande Boucle.
Ci hanno provato gli organizzatori a spezzare il suo dominio che dura ormai da un lustro, se si eccettua la parentesi targata Vincenzo Nibali nel 2014. L’Aso ha inserito soltanto 36 chilometri a cronometro in 21 tappe, ma non è bastato e anche stavolta le prove contro il tempo si sono rivelate decisive ai fini della classifica generale: i secondi guadagnati a Dusseldorf e Marsiglia hanno creato i distacchi che Vosgi, Massiccio del Giura, Pirenei, Massiccio Centrale e Alpi non sono riusciti a creare (mai in salita Froome è riuscito a staccare i suoi avversari).
È il primo successo in stagione, e che successo! Dietro ai quattro grandi del ciclismo di ogni tempo – Eddy Mercks, Jacques Anquetil, Bernard Hinault e Miguel Indurain – fermi a quota cinque trionfi, ora c’è lui, il Keniano Bianco scoperto da Claudio Corti, che ha superato nella speciale classifica dei plurivincitori Greg Lemond a quota tre portandosi in solitaria a quattro affermazioni. Ormai è nella storia delle due ruote, e il prossimo anno tornerà per sancire la più schiacciante supremazia degli ultimi venti anni. Si può obiettare – a ragione! – che quei grandi hanno messo in cascina numerosissime altre prove del calendario internazionale, ma a quanto pare questo non interessa affatto al diretto interessato.
“Che bella sensazione“, sono le prime parole da lui pronunciate dopo la cronometro di Marsiglia che ha suggellato il risultato finale. È consapevole che questa sia stata la “vittoria più difficile da ottenere” per via dei tanti avversari di alto livello, ma d’altra parte, supportato da una squadra che definire egregia è riduttivo (quanto grandi sono stati i vari Mikel Landa e Michal Kwiatkowski, solo per citarne due?) e concentrato su un unico obiettivo in stagione, anche stavolta il giallo è portato a casa.
Nonostante la fredda accoglienza degli spettatori francesi nei suoi confronti, reo di aver intralciato i piani al loro beniamino Romain Bardet, Froomey si gode il momento e abbraccia sui Campi Elisi anche la moglie e il figlioletto, venuti apposta dall’Inghilterra per festeggiare con lui.