Cala il sipario sui Campionati mondiali di nuoto 2017 disputati a Budapest. L’Italia del nuoto resta nell’élite mondiale: il sesto posto nel medagliere (quattro ori, tre argenti e nove bronzi) testimonia un gruppo forte, che due anni dopo Kazan 2015 riesce a confermarsi a livelli assoluti su scala internazionale.
Nuoto in vasca. È record di sempre, quello fatto registrare alla Duna Arena: tre ori e tre bronzi rappresentano qualcosa di grandioso, frutto del lavoro e della programmazione nel settore, oltreché di limpide eccellenze individuali. Il medesimo numero di metalli più preziosi era già stato raggiunto a Roma 2009, ma allora furono soltanto due gli atleti a salire sul gradino più alto del podio (due volte Federica Pellegrini e una volta Alessia Filippi), contro i tre di quest’edizione; sei medaglie complessive erano già state portate a casa in altre due circostanze (Perth 1991 e Fukuoka 2001), ma mai tre d’oro.
Stavolta il merito è dei leader che si sono dimostrati veramente tali: il mezzofondo italiano continua a sfondare e al titolo iridato di Gabriele Detti negli 800 si aggiunge quello bis di SuperGreg Paltrinieri nei 1500 (sommando anche il sorprendente bronzo di Simona Quadarella al femminile). E poi c’è lei, la regina Federica Pellegrini, che andando al di là di ogni più rosea previsione sconfigge la presunta imbattibile Katie Ledecky (prima batosta in carriera per l’americana) aggiudicandosi per la terza volta i 200 sl e conquistando la settima medaglia consecutiva nella stessa disciplina (record).
Dietro loro tre, si registrano le buone prestazioni di Fabio Scozzoli e Arianna Castiglioni nella rana e di Piero Codia nella farfalla, arrivati al record italiano delle rispettive gare. Meno bene atleti come Luca Dotto che non si fanno trovare pronti al momento più importante della stagione, o altri come Niccolò Martinenghi che hanno tutte le potenzialità per sfondare nel futuro prossimo e che vanno in parte giustificati per la loro prima esperienza da senior.
Nuoto in acque libere. Rispetto a due anni fa è mancata la ciliegina sulla torta, vale a dire l’oro, ma è ugualmente positiva la spedizione azzurra, pressoché competitiva in tutte le distanze. I più esperti continuano a dare il loro apporto, i più giovani (Arianna Bridi e Mario Sanzullo su tutti) sono già tra i migliori. E peccato per quei quarti posti racimolati, che avrebbero potuto essere qualcosa di più.
Nuoto sincronizzato. Il salto di qualità compiuto dalla nostra nazionale di nuoto artistico (come si chiama ora la disciplina) è merito di Giorgio Minisini e dell’introduzione del duo misto, che ci ha permesso di poter contare su un atleta di livello altissimo, capace di trascinare un gruppo di vere professioniste, serie e dedite ai sacrifici. E così, grazie al sirenetto di Roma, arriva il primo oro in assoluto nella storia della disciplina (in coppia con Manila Flamini), il primo – si spera – di una lunga serie.
Tuffi. Il primo mondiale senza Tania Cagnotto è più che sufficiente. A prendere le difficili redini della bolzanina ci pensa Elena Bertocchi, subito sul podio della gara da 1 metro (peccati di gioventù in quella olimpica da tre metri), e poi si ritorna a medaglia anche in campo maschile grazie a Giovanni Tocci, straordinario interprete dalla stessa distanza del trampolino. Deludono i sincro misti, ma il giovane gruppo è affiatato e promette bene (altri tuffatori in erba si intravedono all’orizzonte), dunque si può essere ottimisti. Ad impreziosire la spedizione, dulcis in fundo, lo splendido quanto inatteso (perciò ancor più entusiasmante) bronzo di Alessandro De Rose, il primo nella storia azzurra delle grandi altezze (27 metri).
Il medagliere finale vede in testa gli Stati Uniti, che trascinati da Katie Ledecky e Caeleb Dressel, tre ori individuali per ciascuno, si riprendono lo scettro mondiale detenuto due anni fa dalla Cina: ventuno gli ori della nazionale nordamericana, dodici quelli della asiatica. Sul terzo gradino del podio finale c’è la Russia, seguita da Francia, Gran Bretagna e appunto Italia. Personaggi della rassegna, oltre ai già citati Dressel e Ledecky, anche la svedese Sarah Sjoestroem, il britannico Adam Peaty e la magiara Katinka Hosszu, tutti capaci di conquistare due ori (nei primi due casi con tanto di record del mondo).
# |
PAESE |
O |
A |
B |
TOT |
1 |
STATI UNITI |
21 |
12 |
13 |
46 |
2 |
CINA |
12 |
12 |
6 |
30 |
3 |
RUSSIA |
11 |
6 |
8 |
25 |
4 |
FRANCIA |
6 |
1 |
2 |
9 |
5 |
REGNO UNITO |
5 |
3 |
3 |
11 |
6 |
ITALIA |
4 |
3 |
9 |
16 |
7 |
AUSTRALIA |
3 |
5 |
4 |
12 |
8 |
SVEZIA |
3 |
1 |
0 |
4 |
9 |
UNGHERIA |
2 |
5 |
2 |
9 |
10 |
BRASILE |
2 |
4 |
2 |
8 |
11 |
SPAGNA |
1 |
5 |
0 |
6 |
12 |
PAESI BASSI |
1 |
4 |
1 |
6 |
13 |
CANADA |
1 |
1 |
5 |
7 |
14 |
MALAYSIA |
1 |
0 |
1 |
2 |
– |
SUDAFRICA |
1 |
0 |
1 |
2 |
16 |
CROAZIA |
1 |
0 |
0 |
1 |
17 |
GIAPPONE |
0 |
4 |
5 |
9 |
18 |
UCRAINA |
0 |
2 |
7 |
9 |
19 |
GERMANIA |
0 |
2 |
1 |
3 |
20 |
MESSICO |
0 |
2 |
0 |
2 |
21 |
COREA DEL NORD |
0 |
1 |
1 |
2 |
22 |
ECUADOR |
0 |
1 |
0 |
1 |
– |
POLONIA |
0 |
1 |
0 |
1 |
– |
REP. CECA |
0 |
1 |
0 |
1 |
25 |
BIELORUSSIA |
0 |
0 |
2 |
2 |
26 |
DANIMARCA |
0 |
0 |
1 |
1 |
– |
EGITTO |
0 |
0 |
1 |
1 |
– |
SERBIA |
0 |
0 |
1 |
1 |
– |
SINGAPORE |
0 |
0 |
1 |
1 |