Mondiali pallanuoto 2017: la finale maschile è appannaggio della Croazia, che a Budapest fa l’impresa e batte 8-6 l’Ungheria. Bronzo amaro per la Serbia.
UNGHERIA-CROAZIA 6-8. Croazia: l’impresa è totale! La nazionale di Ivica Tucak vince il torneo di pallanuoto maschile battendo a casa propria l’Ungheria: 8-6 il responso della battaglia nella vasca di Budapest. Piangono amaramente i magiari, che davanti ai 12mila dell’Alfred Hajos Arena speravano di riconquistare il tetto del mondo a 4 anni dall’impresa di Barcellona. Invece niente da fare: a farlo sono i Barakuda croati, che bissano l’oro di Melbourne 2007 (quando vinsero contro la stessa Ungheria). I balcanici completano un Mondiale a dir poco esemplare: nella fase a eliminazione diretta, prima della squadra di Tamas Marcz, Sukno e compagni hanno messo in fila prima nientepopodimeno che il nostro Settebello e la Serbia cannibalesca che ha dominato la scena internazionale in questi anni.
Dominio assoluto, quello mostrato dai Barakuda, sin dal primo tempo. L’inizio ungherese è infatti scioccante a causa del parziale di 4-0 con cui la Croazia chiude il primo tempo: vanno a segno il solito Sukno, Loncar, Jokovic e Macan. Poi ci pensa Viktor Nagy ad alzare braccia e mani e impedire il tracollo magiaro: il portiere di casa impedisce agli slavi di dilagare e con 6 interventi miracolosi abbassa la saracinesca, cosicché per 14’ la Croazia non segna.
Spinta dal pubblico calorosissimo dell’Arena l’Ungheria crede nella rimonta e pareggia lo svantaggio: a metà del terzo quarto Varga e compagni sono sul 4-4 grazie a Vamos, Torok, Erdely e Manhercz. L’Alfred Hajos va in delirio, ma ci pensa lo spagnolo naturalizzato croato Garcia a fare doppietta e risospingere avanti di due la Croazia.
Nell’ultimo quarto il doppio vantaggio slavo resiste, ritoccato solamente dai gol di Sukno e Vamos: alla fine è 8-6 per i Barakuda, che festeggiano il loro trionfo nel modo migliore possibile.
SERBIA-GRECIA 11-8. La Serbia torna in vasca e furiosamente conquista un bronzo nient’affatto consolatorio: la nazionale di Dejan Savic chiude così il Mondiale al terzo posto, laddove non contava proprio di ritrovarsi ma che era diventata l’obiettivo minimo dopo aver perduto giovedì sera contro i cugini croati. La Grecia di Theodoros Vlachos, che pure ci prova, non può farci niente: deve solo inchinarsi ai campioni europei e olimpici, non più mondiali, in carica.
Dopo neppure 2’ le Aquile bicipiti sono già scappate con Mandic, Randelovic e Dusko Pijetlovic; la Grecia prova a ricucire lo strappo con la doppietta di Ioannis Fountoulis, ma gli slavi allungano prima con Pijetlovic che attiva la risposta ellenica di Angelos Vlachopoulos e poi con Ubovic. Al primo intervallo si va sul 5-3.
Il massimo vantaggio serbo, +4, arriva con Cuk e Aleksic; Genidounias prova ad accorciare ma la Grecia deve arrendersi non tanto nel secondo quarto (3-7 all’intervallo lungo) quanto nei restanti due che si chiudono sì in parità (3-3 e 1-1) ma in cui la Serbia fa le cose a posto: vanno a segno da una parte reti di Rasovic, Filipovic, Randelovic, Prlainovic, dall’altra Fountoulis su rigore (che chiude il Mondiale da capocannoniere del torneo ungherese), Delakas, Pontikeas e Vlachopoulos. I serbi tornano a casa con l’obiettivo minimo: la medaglia di bronzo.