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Mondiali Atletica 2017, l’amaro canto del cigno di Bolt. Farah Ko, acuti di Vetter e Lasitskene

Ben sette i titoli assegnati nella penultima giornata dei Campionati Mondiali di atletica leggera 2017: accanto alle grandi prestazioni di Maria Lasitskene e Johannes Vetter e agli acuti di Kevin Mayer e Sally Pearson si registrano la sconfitta dell’idolo di casa Mo Farah e soprattutto l’amaro canto del cigno di Usain Bolt, che nella sua ultima gara in carriera, la staffetta 4×100, si infortuna e abbandona in maniera triste la scena. Ecco il resoconto odierno dallo Stadio Olimpico di Londra.

Chi se l’aspettava un finale così? Doveva essere il mondiale di Usain Bolt, eppure lo sprinter giamaicano, dopo aver perso malamente i 100 metri, è costretto ad alzare bandiera bianca anche nella staffetta 4×100. La Giamaica ci prova nelle prime tre frazioni, ma una volta passato il testimone al più veloce di sempre, quest’ultimo cade, segno di una condizione tutt’altro che impeccabile. A vincere l’oro è incredibilmente la Gran Bretagna, che chiude prima – mandando in visibilio il pubblico di casa – in 37.47 davanti a Stati Uniti (37.52) e Giappone (38.04).

Staffetta 4×100 donne agli Stati Uniti: trascinate dalla pluricampionessa Allyson Felix e dalla campionessa dei 100 metri Tori Bowie (oltreché da Brown e Akinosun), le atlete a stelle e strisce fermano il crono su 41.82 e si tengono dietro Gran Bretagna  (42.12) e Giamaica (42.19).

Primo titolo assegnato in serata è quello dei 100 ostacoli. È l’australiana Sally Pearson a trionfare: sulla stessa pista che le aveva dato l’oro olimpico nel 2012, torna ad esultare con quello iridato grazie al tempo di 12″60. Secondo posto per la statunitense Harper Nelson (12″69), terzo per la tedesca Pamela Dutkiewicz (12″73).

Sconfitto Mo Farah nei 5000 metri: al britannico non riesce la doppietta (tante volte centrata nel recente passato) con i diecimila, proprio all’ultima gara in pista prima di dedicarsi alla strada. Resta chiuso nella morsa degli etiopi al termine di una gara condotta a ritmi piuttosto lenti ed è costretto ad accontentarsi dell’argento, non riuscendo nella rimonta nei metri finali. A cingersi al collo l’oro è Muaktar Edris, che vince in 13.32.79 e che deve condividere tale risultato prestigioso con il suo compagno Yomif Kejelcha, quarto alle spalle del kenyano Paul Chelimo.

Maria Kuchina Lasitskene si prende, secondo pronostico, l’oro del salto in alto. Le avversarie reggono fino ai due metro, poi sale l’asticella e soltanto lei riesce a superarla: vittoria a 2.03 metri con un solo errore quattro centimetri più in basso; vano, invece, il triplice tentativo a 2.08 che sarebbe valso il record nazionale russo. Gareggia da atleta indipendente, ora, ed è il primo oro degli ANA in questa rassegna iridata. Secondo posto per l’ucraina Yulia Levchenko (2.01), terzo per la polacca Kamila Likwinko (stessa misura al terzo tentativo).

Esulta la Francia nel decathlon: al termine delle dieci prove distribuite nell’arco di due giornate, Kevin Mayer conquista il più alto gradino del podio totalizzando 8768 punti. Secondo posto per il tedesco Rico Freimuth (8564) e terzo per l’altro tedesco Kai Kazmirek (8488).

Gara dagli alti contenuti, seppur non ai livelli di quelle a cui abbiamo assistito più volte quest’anno, quella del lancio del giavellotto uomini: il primatista stagionale, il tedesco Johannes Vetter, scaglia l’attrezzo fino agli 89.89 metri, lasciandosi dietro i due atleti della Repubblica Ceca Jakub Vadlejch (89.73) e Pietr Frydrich (88.32). Quarto l’altro tedesco Thomas Rohler (88.26).

Prima delle escluse dalle otto finaliste l’Italia della 4×400 donne, unica staffetta azzurra presente a Londra: Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso, Maria Enrica Spacca e Libania Grnot fanno registrare il nono tempo e per soli ventidue centesimi sono fuori dalla finale.

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