Il giorno dopo la Supercoppa Italiana il risveglio in casa Lazio è dolcissimo: spezzato il digiuno di trofei, l’ambiente si coccola SuperCiro Immobile e il baby Murgia.
Con orgoglio e con merito: la Lazio torna a vincere un trofeo – l’ultimo era stato la Coppa Italia 2013 nel derby contro la Roma, quello di “Lulic al 71” – e lo fa nel migliore dei modi. Con dedizione, impegno, senso di appartenenza e spirito di gruppo, i biancocelesti tornano grande per una sera. Ben messi in campo da Simone Inzaghi, allenatore ormai non più emergente autentico maestro nel giocare congegnando la partita secondo l’avversario di turno.
Il successo contro i bianconeri campioni di tutto in Italia è una corona di scommesse vinte: il tecnico piacentino poteva sopperire all’assenza di Felipe Anderson con l’impiego di Keita ma ha deciso di non convocarlo neppure (proprio la Juventus sullo sfondo resta in agguato: il senegalese è con le valigie pronte). Un rischio grandissimo che però Inzaghi ha ben gestito col tandem Luis Alberto-Immobile coadiuvato da un Milinkovic-Savic sempre presente e prezioso nelle due fasi.
La copertina del trionfo biancoceleste ha due volti che brillano più di altri, nonostante la sufficienza piena in pagella l’abbiano meritata praticamente tutti.
Il primo è Ciro Immobile, l’ex col dente avvelenato. Il giramondo di Torre Annunziata ha infatti un passato nelle giovanili della Juventus. L’esordio in Serie A è avvenuto nel 2009 con Ranieri in panchina, poi la Vecchia Signora l’ha mandato in giro. Il titolo di capocannoniere di Serie B col Pescara nel 2011/12 è stato troppo poco per riconfermarlo. E così via: Genoa – con gol proprio ai bianconeri il 16 settembre 2012, Torino (capocannoniere stavolta in Serie A), Borussia Dortmund, Siviglia, di nuovo Torino fino all’arrivo alla Lazio l’anno scorso.
Ieri Immobile ha servito la vendetta fredda alla Juventus: doppietta fantastica e conto finalmente saldato col suo passato. L’anno scorso ha segnato 31 gol, compresi 5 in Nazionale; quest’anno è partito con 8 gol in 6 partite di precampionato. Più il bis stellare di ieri sera. Ciro è diventato Il Grande, in poche parole.
Il secondo volto della Lazio da Supercoppa è Alessandro Murgia. Numero 96, come la sua annata sulle spalle, all’epoca delle giovanili lo vedevano tutti come attaccante ma lui ha sempre voluto fare il centrocampista. Punta o mediano, ieri sera Murgia ha segnato il gol più importante della sua giovanissima carriera: zampatona sul passaggio chirurgico di Lukaku dopo aver letteralmente invocato il pallone nel cuore dell’area.
Il giovanissimo Murgia Inzaghi l’aveva già lanciato l’anno scorso come vice-Biglia, ottenendo in cambio perfino due reti: una di testa al Torino, l’altra in una delle ultime giornate contro la Fiorentina. Di sicuro però il gol che il mediano col destino di puntero si ricorderà per tutta la vita l’ha segnato ieri sera. Merito anche qui di un Inzaghi magistrale nell’azzeccare i cambi: Lukaku per Murgia, Lazio in gol quando si avvicinavano gli spettri dei supplementari dopo una partita letteralmente meritata e Supercoppa messa in saccoccia. L’Aquila targata Lazio torna a volare alto.