È del Real Madrid, e non poteva essere altrimenti, la Supercoppa di Spagna 2017, la decima della storia merengue: dopo il Camp Nou altra lezione a un’irriconoscibile Barça.
REAL, FUNZIONA TUTTO BENE. DISFATTONA BARÇA. Dopo il trionfale 1-3 dell’andata in terra catalana le merengues danno spettacolo pure al Bernabeu: la squadra di Zidane, che alza il 7° trofeo su nove competizioni giocate (mostruoso!), annichilisce di nuovo i blaugrana, che annaspano in una crisi di identità che ben riflette i mugugni e i malumori di spogliatoio e ambiente dopo l’addio alquanto rumoroso di Neymar. La Casa Blanca ringrazia tutto questo e gioca ancor più sul velluto: una partita stellare, dove tutti gli undici in campo giocano e si divertono ridicolizzando spesso i rivali con colpi tanto pregiati quanto irriverenti. I blancos continuano il loro periodo: due Supercoppe portate a casa in 8 giorni appena. E la stagione vera deve ancora iniziare…
REAL, E QUELLI SAREBBERO RINCALZI? Zidane ha iniziato la gara prendendosi il lusso di tenere in panchina Bale e Isco, titolari 4 giorni fa: in campo, ai fianchi di Benzema, Asensio e Lucas Vazquez. Come facciano a stare in panchina due così si spiega solo con la presenza dei due sopra e di un certo CR7, in tribuna per la nota squalifica.
Anche la prospettiva pañolada promessa dal pubblico madridista non è andata in scena: non c’è stato tempo di sventolare i fazzoletti bianchi come promesso al 7’ perché il maiorchino Asensio, quello della fucilata del tris al Camp Nou, si è ripreso la scena con un mancino più morbido ma folgorante. Ter Stegen è rimasto immobile ma non esente da colpe. Asensio sale direttamente nell’olimpo dei fenomeni del Madrid: con Zamorano nel ’93, Raul nel ’97 e Cristiano Ronaldo nel 2012 il maiorchino diventa l’unico merengue in grado di segnare al Barcellona in entrambe le gare della Supercoppa. Vedendo chi ha eguagliato, c’è da dire che il suo destino è segnato.
Si era appena al 4’, il Bernabeu è andato in visibilio e ha cominciato a sfottere i blaugrana a suon di olé a ogni pallone toccato dai propri beniamini. Attacco letale – da rivedere anche il palo di Lucas Vazquez e la solita imbucata di Marcelo e Benzema che ridicolizzava il piantato Umtiti – centrocampo sfavillante con Modric fantastico geometra e Kovacic pallido ricordo di quello impacciato dei tempi dell’Inter e difesa che patisce poco, solo un po’ nel secondo tempo le fiammate d’orgoglio del Barcellona: Zidane ha fra le mani una squadra praticamente perfetta.
BARÇA, O SI CAMBIA ROTTA O SI NAUFRAGA. Dall’altra parte il bilancio del Barcellona è non solo triste ma preoccupante: la necessità di passare alla difesa a 3 causa infortunio di Iniesta non ha pagato, con Mascherano a dir poco impresentabile in un ruolo che mai ha riconosciuto. Dove ha perso la partita, Ernesto Valverde, è il centrocampo: carente sia in copertura che in fase d’impostazione, con un André Gomes che puzza di bidone già da un po’ a detta di tanti catalani e un Sergi Roberto che ha cercato spesso di indurre l’arbitro alle punizioni cadendo ai minimi contrasti.
Solo nel secondo tempo s’è visto qualche guizzo, con la traversa di Messi e il palo a porta sguarnita di Suarez con colpo di testa in tuffo. Quello che preoccupa di più il Barça non è tanto la condizione fisica, ma la scollatura mentale di tutta la squadra: entrati impauriti al Bernabeu, i blaugrana hanno palesato evidenti difficoltà più nella testa che nelle gambe. Gli infortuni poi di Piqué (uscito per risentimento) e Suarez (rimasto in campo ma con un evidente ginocchio malconcio) suonano ancor più come pioggia che cade sul bagnato: e in questo momento, in casa Barcellona, gli spifferi sono tanti e il tetto è scoperchiato. Bisognerà chiamare operai e ingegneri buoni.