Lo stiamo attendendo da anni, ora pare finalmente che Grigor Dimitrov abbia deciso di dimostrare di valere quanto si dice di lui ormai da molto tempo. E così, a 26 anni, il bulgaro si prende il suo primo Masters 1000 della carriera, vincendo il Western & Southern Open sul cemento nordamericano di Cincinnati.
Un torneo che ci ha regalato molte sorprese: per la prima volta dal 2012 nessuno dei Fab Four è approdato almeno in semifinale (c’era solo Rafa Nadal in gara, ma il maiorchino, da oggi ufficialmente nuovo numero uno del ranking atp, è stato sconfitto ai quarti di finale); per la prima volta dal 2006 nessuno tra i primi cinque della classifica mondiale si è classificato tra i primi quattro.
Ad approfittarne di questo momento di transizione è stato Grigor Dimitrov, che a coronamento di una settimana perfetta, durante la quale non ha lasciato per strada neppure un set agli avversari, è riuscito ad alzare il trofeo battendo in finale Nick Kyrgios per 63 75 in poco meno di un’ora e mezza. Due talenti sopra la norma, il bulgaro e l’australiano, ma tra i due ha prevalso il più costante. E di certo costante non è quest’ultimo, che alterna partite capolavoro con altre inguardabili, come questa in cui non ha in alcun modo provato a contrastare il rivale, tenendogli solo parzialmente testa nel secondo set.
Per Dimitrov si tratta del settimo titolo in carriera su dodici finali disputate ed è il terzo stagionale, dopo quelli di Brisbane ad inizio anno e a Sofia, nella sua Bulgaria (tutti sul cemento). “Questo titolo è il più importante della mia carriera e quindi mi da fiducia per il proseguo della stagione, anche se so bene che occorre girare pagina e ripartire da zero”, sono le parole del vincitore al termine della sfida.
Ora spazio agli US Open: l’ultimo Slam dell’anno riaccenderà la lotta per il primato in classifica occupato da Nadal, ma fortemente cercato da Federer, che rientra a New York dopo aver recuperato dai problemi alla schiena emersi nel corso della finale di Montreal.