Il primo big match di Serie A, Roma-Inter, ha detto tanto in termini di squadre e di uomini: i giallorossi restano al palo; Spalletti si gode la sua creatura e un Icardi già XL.
SPALLETTI SI VENDICA DEL SUO PASSATO. Non che avesse motivi particolari per matare la sua ex squadra; però certo lo Spalletti che se ne è uscito dall’Olimpico a partita finita, dopo la rimonta tanto sorniona quanto prepotente della sua Inter, se l’è risa parecchio sotto i baffi, togliendosi dalle scarpe più di qualche sassolino contro il suo recente.
Pur soffrendo tanto, soprattutto in termini di occasioni create, la squadra del tecnico di Certaldo non ha smarrito la bussola e ha colto tutte le occasioni propizie per ribaltare il risultato e fare sliding doors: il primo in un big match e in una stagione che si annuncia interessante per i colori nerazzurri. Peccato ora che arrivi la sosta: l’Inter stava già rodando e l’interruzione per la nazionale un po’ penalizza la partenza sprint interista.
ROMA AL PALO, MA QUANTI DUELLI PERSI. Di certo Spalletti ha vinto un altro duello: quello contro il giovane Di Francesco. Il maestro toscano ha battuto l’allievo abruzzese, che aveva fatto parte dello staff della Roma del primo Spalletti come team manager nel 2005-06.
Altri però sono stati duelli della serata dell’Olimpico, tutti ad appannaggio dell’Inter. In primis il rapporto della Roma con la fortuna: i tre pali di Kolarov, Nainggolan e Perotti sono l’emblema di una serata stortissima in zona gol per i giallorossi, ravvivata solo dal lampo di Dzeko in apertura. Prendersela con la sfortuna però non può essere un alibi.
La Roma ha perso la sfida nelle zone nevralgiche del campo (vedi il duello Perisic-Juan Jesus, vinto dall’interista col doppio assist per l’1-2 e l’1-3 di Vecino), con Nainggolan factotum solo nel primo tempo e una ripresa da 8 in pagella per la coppia nerazzurra João Mario – Borja Valero: il portoghese ottimo nella prima fase di gestione della palla, lo spagnolo a dir poco prezioso come visione di gioco. L’Inter ha vinto a centrocampo e sulle fasce, affidando poi a Candreva e Perisic il compito di attivare il “flagello di dio” Maurito Icardi.
ICARDI È GIÀ UN MOSTRO. E SE CONTINUASSE COSÌ… Già, perché alla fine il grande protagonista sul prato dell’Olimpico è stato il numero 9 e capitano dell’Inter: altra serata fantastica e memorabile per l’argentino, sporcata all’inizio dal clamoroso buco sottoporta nel primo tempo (non il primo errore del genere) e poi elevata al quadrato con un’altra doppietta d’autore. Due gol praticamente in fotocopia come movimenti: stop di sinistro e girata di destro in una mattonella di campo. Un killer spietato in area di rigore, Maurito.
E così, dopo appena due giornate, il capitano interista è già a quota 4: se mantenesse queste proporzioni, l’uomo da 22, 16 e 24 gol in tre stagioni di fila potrebbe fare veramente boom. Ora Icardi andrà in Sudamerica per giocare con la Selección che l’ha finalmente richiamato: con 4 biglietti da visita così, Sampaoli sarà più che contento.