Che peccato! Dopo essere stati protagonista nelle fasi decisive della gara, l’Italia di Davide Cassani torna dai Campionati Mondiali di Bergen 2017 con un’amara medaglia di legno conquistata da Matteo Trentin. Troppo forte lo slovacco Peter Sagan, e con lui il norvegese Alexander Kristoff che si è giocato il titolo iridato fino all’ultimo centimetro, ma per condotta di gara e capacità di leggere le situazioni c’è l’impressione che gli azzurri meritassero qualcosa in più di quanto effettivamente raccolto.
Un risultato che rammarica in primis il nostro commissario tecnico, ma che non cancella il dato più importante: nei quattro anni della sua gestione, è il risultato migliore dopo il quinto posto rimediato da Giacomo Nizzolo a Doha 2016. “Quando ho visto per la prima volta questo percorso ho capito che sarebbe arrivato un gruppo di almeno 30 corridori“, le parole rilasciate ai microfoni di Rai Sport dal ct, per nulla sorpreso dell’epilogo della gara. “Siamo stati presenti nel finale con Elia, con Trentin, con Moscon che ha pagato il grande numero che ha dovuto fare per rientrare dopo la caduta. Vi dico che era distante più di un minuto e che c’era già il barrage, ha fatto un capolavoro per rientrare tanto in fretta e alla fine quelle energie sono mancate”, analizza lo stesso, convinto che fare di meglio non fosse possibile.
E proprio il quarto arrivato non è soddisfatto del suo piazzamento. Matteo Trentin, forte di una grande condizione di forma che l’ha accompagnato in quest’ultimo mese, ha corso agevolmente per tutta la gara, ma arrivato alla volata finale ha dovuto accontentarsi di finire ai piedi del podio. “Brucia […] anche perché tutta la squadra ha corso benissimo e una medaglia avrebbe coronato il lavoro che è stato perfetto“. Ringraziando Alberto Bettiol per avergli tirato splendidamente la volata e Gianni Moscon perché nelle fasi precedenti era stato “un grande”, il ventottenne di Borgo Valsugana afferma: “Siamo andati bene e meritavamo qualcosa di più“.
Gianni Moscon è stato con ogni probabilità il migliore degli azzurri. È caduto a tre giri dalla conclusione, è rientrato tutto solo e alla fine ha trovato la forza di seguire Julian Alaphilippe all’ultima tornata, salvo poi essere lasciato inspiegabilmente sul posto dal rivale transalpino. “Ho cercato di recuperare al penultimo giro per giocarmi tutto nella tornata decisiva. Siamo andati via in due sulla salita, poi Alaphilippe mi ha staccato e non capisco perché, insieme potevamo andare al traguardo. Mi ha preso qualche metro in curva, quando ho cercato di non correre rischi, poi ha fatto una volata sul pavé, mi ha preso cinque secondi, ma alla fine ha pagato anche lui. Sapevamo di essere in forma, penso che abbiamo corso davvero bene“, le considerazioni del trentino, poi squalificato dalla giuria per essere stato pizzicato mentre rientrava in gruppo trainato per alcuni secondi dall’ammiraglia.
Infine la voce di Elia Viviani, brillante fino all’ultimo giro, ma poi affaticato in occasione dello scollinamento decisivo a Salmon Hill. Chiarendo di aver cercato di fare “corsa parallela con Gaviria e Kristoff“, lo sprinter veronese aggiunge di aver capito di non aver più le gambe negli ultimi chilometri. “Credo che la nazionale abbia corso molto bene”, sostiene, ricordando come ciascuno abbia svolto egregiamente il proprio lavoro. Infine i complimenti a Kristoff: “L’ho visto soffrire in salita e non credevo che sarebbe riuscito a restare con i migliori, invece…”.