Trovato positivo all’ormone della crescita alla vigilia del Giro 100, Stefano Pirazzi ha ricevuto oggi la sentenza in merito alla squalifica che dovrà scontare: l’atleta laziale sarà costretto a restare per quattro anni lontano dalle corse.
Una notizia scioccante, quella giunta in quel di Sassari, lo scorso maggio, in occasione della Grande Partenza del Giro d’Italia 2017: l’Unione Ciclistica internazionale faceva sapere che due atleti della Bardiani-Csf, Stefano Pirazzi e Nicola Ruffoni, erano stati pizzicati dall’antidoping in un controllo a sorpresa effettuato fuori competizione alla fine del mese di aprile.
Immediato l’allontanamento dei due corridori da parte della formazione Professional italiana, che prendendo le distanze da quanto avvenuto aveva prontamente posto fine alla collaborazione con i due, sostenendo che il suo unico obiettivo fosse la salvaguardia dei “valori che il nostro progetto sportivo ha portato avanti in questi anni”. Ma la stessa aveva poi dovuto fare i conti con la sospensione dalle corse per un mese da scontare tra giugno e luglio per tale doppia positività.
Ora, a quattro mesi di distanza, con le controanalisi che hanno confermato l’esito del primo campione, attendendo notizie in merito alla sorte del velocista Nicola Ruffoni emergono novità riguardo a Pirazzi: lo scalatore di Fiuggi dovrà stare fermo per quattro anni, potendo così tornare alle corse il 3 maggio 2021, quando lo stesso avrà ormai 34 anni. Facile immaginare come la sua carriera, fatta di una vittoria al Giro d’Italia, può dirsi praticamente conclusa.
L’atleta aveva parlato una sola volta, ai microfoni della trasmissione di Mediaset Le Iene, ritenendo di non essere in grado di spiegarsi cosa fosse realmente accaduto, ma aveva paventato l’ipotesi di un complotto per mettere in cattiva luce l’immagine di sé e dell’intera squadra. Sta di fatto che l’Uci, aggiornando i propri tabellari relativi agli squalificati, ha inserito il suo nome nella lista, pur dovendo ancora rendere noti gli esiti della procedura.