Perbacco, che colpaccio! Juventus-Lazio, primo anticipo dell’8ª giornata, regala 97’ di intensità rara e una vittoria biancoceleste che ribalta tutto in ottica scudetto!
Come se due settimane non fossero passate, anzi: come a Bergamo con l’Atalanta la Juve riperde la testa e riesce anche a far peggio. Quindici giorni fa all’Atleti Azzurri d’Italia era arrivata un inquietante pari per 2-2; stavolta invece la rimonta subita dalla Lazio, indomabile spietata e coraggiosa, di Simone Inzaghi apre forse non la crisi, ma fa sentire scricchiolii sinistri nell’ossatura di una squadra che proprio allo Stadium non perdeva da oltre due anni. Dopo 41 partite il fortino crolla: doveva capitare, prima o poi, ma la rotta bianconera va raddrizzata al più presto.
A far cadere Madama c’ha pensato la banda firmata Inzaghi, stratega sopraffino che si sta dimostrando eccezionale nel costruire le partite adattandosi al gioco degli avversari e a sfruttare i loro errori. La sua Lazio ora vola più in alto che mai: la vittoria in Supercoppa di inizio agosto non è stata solo un miraggio d’estate, ma l’inizio di un sogno a occhi aperti che i biancocelesti stanno coltivando partita dopo partita.
Il primo tempo sembra soporifero solo dal risultato, ma in realtà ci sono tanta verve e tanto agonismo in campo. Lo 0-0 sembra reggere, ma al 28’ la porta laziale capitola quando di tap-in Douglas Costa firma il suo primo gol italiano con la convalida della VAR, che ci mette un po’ ad azionarsi e induce poi a Mazzoleni a non annullare per sospetto fuorigioco (Bastos tiene in gioco il brasiliano). La Juve sembra in controllo, con la Lazio che si affida al contropiede ma poi rischia di nuovo su una staffilata di Khedira ben parata di Strakosha e soprattutto sulla topica del portiere albanese, che s’addormenta sul rinvio e consente a Higuain di metterci il piede, col risultato che il pallone si stampa sulla traversa e poi rimbalza in campo: cose da pazzi, sarebbe stato il gol dell’anno.
Prima dell’intervallo c’è tempo per vedere una disperata e affannosa difesa juventina sul tentativo costruito da Milinkovic e Immobile, sventato alla fine dal gladiatorio Chiellini. I bianconeri però non sanno che sta per aprirsi un incubo.
Al rientro dagli spogliatoi infatti succede l’impensabile, perché la Juve in 8’ eguaglia e anzi peggiora perfino Bergamo. Al 47’ Immobile sguscia dalla marcatura di Barzagli, raccoglie l’assist di Luis Alberto e buca Buffon sul palo lungo; al 54’ lo stesso attaccante – che di Immobile ha solo il nome, ma si muove come un forsennato – viene steso da Buffon (ammonito nell’occasione) e firma una doppietta da urlo di Munch per la Juve. Come dilapidare un patrimonio in 10’, insomma. E nel mezzo c’era stata perfino un gol colossale divorato da Higuain tutto solo davanti a Strakosha.
Allegri corre ai ripari: riecco il 4-2-3-1 che rimpiazza l’iniziale 4-3-3 con Bentancur regista e dentro prima Bernardeschi (al posto di un fumoso Douglas Costa) e soprattutto Dybala. La Juve si butta all’attacco a testa bassa ma senza ordine, lasciando alla Lazio praterie sconfinate su cui ripartire e far male, con Immobile, Milinkovic e Luis Alberto che paiono davvero indiavolati.
La Juve non riesce a trovare il bandolo della matassa, anche se poi maledice la sfortuna quando il bellissimo mancino di Dybala si stampa sul palo. Mentre stanno per scorrere i titoli di coda, succede l’incredibile: a 95’ scaduto, all’ultimo secondo, Patric in piena area stende con un’entrata sconsiderata Bernardeschi; Mazzoleni ci mette un po’, ma poi con la VAR decreta il rigore. sul dischetto va Dybala e il risultato è identico a Bergamo: tiro molle, Strakosha glielo para di nuovo (come a Roma in Supercoppa) e per la Lazio è un trionfo. Per la Juve si apre il periodo dei perché: cosa sta succedendo ai campioni d’Italia?