L’atletica italiana si avvia a compiere uno storico passo affinché rialzi la china dopo le ultime disastrose stagioni: via dalle forze armate se non arrivano risultati.
È una delle peculiarità dello sport italiano, quella di avere atleti pagati dallo Stato (dunque dai cittadini) all’interno delle forze armate. Una scelta da una parte vincente, dal momento che sono tante le discipline in cui raccogliamo prestigiosi allori grazie a costoro (pensiamo alla scherma, ad esempio), ma controproducente se si considera l’altra faccia della medaglia: con o senza risultati, si viene stipendiati e si va avanti per la propria strada, sempre e comunque.
D’ora in avanti tutto ciò non sarà più possibile. La catastrofe sportiva di Pechino 2015 (zero medaglie conquistate) e quella di Londra 2017 (bronzo per Elisa Palmisano, ma davvero poche prestazioni degne di nota), inframmezzate dalla altrettanto fallimentare spedizione delle Olimpiadi di Rio 2016, hanno fatto sì che ci fosse un serio dibattito e si decidesse di attuare quello scossone necessario per far risorgere il movimento che non prende un oro individuale mondiale dal 2003 (Giuseppe Gibilisco nel salto con l’asta).
Non ottieni risultati? Vai a casa! Questa la scelta unanime dei vari corpi che fanno capo allo Stato. Alcuni di loro hanno già fatto sapere quali saranno gli atleti da “tagliare” entro la fine dell’anno. Dovrebbero lasciare le Fiamme Gialle, secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, Cerutti e Obou (velocità), Mach di Palmstein (110 hs), Floriani e Nasti (3000 siepi), Catania (salto in lungo), Tamberi (giavellotto), Dessi (marcia), Borsi (100 hs) e Clemente (marcia).
I sacrificati delle Fiamme Oro dovrebbero essere Zanatta e Marzetta (mezzofondo), Panizza (400 hs), Guarini (salto in lungo) e Minei (marcia); per l’Esercito, invece, sarà vita dura per Romagnolo, Costanza ed Ejjafini (fondo e mezzofondo), Crespi (mezzofondo) e Calvi (prove multiple). Saranno resi noti in seguito i tagli di Aeronautica e Fiamme Azzurre.
Una scelta auspicata da molti, ora vicina alla realizzazione.