Dopo ventidue anni di digiuno, un atleta italiano torna a vincere la Maratona di Venezia: ad aggiudicarsi l’edizione 2017 di una delle prove podistiche più importanti della stagione è Eyob Faniel, che taglia il traguardo con il tempo di 2h12:16.
Il quasi venticinquenne vicentino di origine eritrea, portacolori della società organizzatrice Venicemarathon Club, stabilisce il nuovo primato personale, migliorando di oltre tre minuti quello precedente di oltre tre minuti stabilito all’esordio in una maratona (era il 2h15:39 fatto registrare a Firenze lo scorso anno).
L’ultimo azzurro a trionfare in laguna fu Danilo Goffi, che nel 1995 vinse con il tempo di 2h09:26. Ma la vittoria odierna è giunta in modo assai rocambolesco e non senza alcuna polemica: è quasi raggiunto il venticinquesimo chilometro, quando sei uomini del gruppo di testa sbagliano il percorso di gara, compromettendo, così, le chance di vittoria.
Ne approfitta Faniel, che recupera il minuto di ritardo accumulato fino a quel momento e va a vincere sul traguardo, diventando il secondo atleta italiano dell’anno dopo Daniele Meucci, che nella maratona dei Mondiali di Londra dello scorso agosto aveva chiuso al quinto posto con il tempo di 2h10:56.
A completare il podio odierno, al termine del suggestivo tracciato che attraversa i quattordici ponti cittadini, troviamo due atleti africani, ovvero l’eritreo Mohammed Mussa (2h15:14) e il marocchino Tariq Bamaarouf (Team Marathon, 2h16:41). Ad imporsi tra le donne, invece, è l’etiope Sule Utura, prima in 2h29:04 davanti alla keniana Priscah Cherono (2h41:08), vincitrice lo scorso anno e dunque campionessa uscente, e all’altra etiope Aynalem Woldemichael (2h42:12).
Il vincitore Faniel, intervistato dopo il traguardo, non trattiene la sua emozione e, ringraziando Ruggero Pertile che lo segue negli allenamenti, omaggia doverosamente la Venicemarathon “che ha creduto in me”. “Sentivo la pressione di gareggiare in casa e ho cercato di convincere me stesso che non ero agitato, comunque sono contento di averla gestita bene”, le parole del vincitore, che rivela di aver provato a scendere sotto il muro delle due ore e dodici di gara, ma di aver ceduto negli ultimi due chilometri.