È finita. Nel peggiore dei modi. Italia-Svezia termina 0-0 e spalanca sotto alla Nazionale una voragine biblica: l’anno prossimo niente notti magiche al Mondiale!
Comunque sia andata, stasera a San Siro si è fatta la storia, anche se la storia più amara che sportivamente si potesse immaginare: la Nazionale di calcio è fuori dal Mondiale, come non accadeva dal 1958. In Russia, a suon di catenaccio e fisicità, ci va la Svezia, che riesce a mantenere inviolata la propria porta nonostante i volenterosi attacchi azzurri. In Russia, soprattutto, non ci andiamo noi: per l’intero calcio italiano, e in parte per il Paese, è un disastro cosmico.
Neppure la spinta dei 75mila di San Siro riesce a sovvertire i più foschi pronostici e a ribaltare una situazione Nazionale apparsa precaria già dal “settembre nero” iniziato al Bernabeu contro la Spagna.
Si inizia malissimo, con la figuraccia internazionale dell’inno svedese sonoramente fischiato: Buffon e gli altri dieci azzurri provano a coprire con gli applausi, ma la frittata con uova dell’inospitalità e della maleducazione è appena fatta.
A farla da padrona però è soprattutto l’arbitro del match, lo spagnolo Mateu Lahoz, che non vede nel primo tempo ben tre rigori: due (per nostra fortuna) per due mani in area di Darmian e Barzagli, l’altro per un aggancio netto su Parolo nell’area svedese.
Per 45’ va in scena la tanta mole di gioco azzurra (con Jorginho che tocca tanti palloni) che però non produce significativi effetti. Le fiammate italiane portano la firma di Candreva, destro alto a porta spalancata; di Immobile, con Olsen che in spaccata gli smorza il pallone col tacco trovando poi la deviazione sulla linea del capitano scandinavo Granqvist; di Florenzi, con bel diagonale ravvicinato dopo smarcamento sulla sinistra. L’Italia ci mette buona volontà, ma dietro balla per colpa di qualche appoggio di troppo sbagliato. L’ostinazione però potrebbe essere l’arma in più, e nonostante il tempo che scorre c’è ancora un secondo tempo da giocare e la speranza è sempre l’ultima a morire.
Nella ripresa è di nuovo il jolly romanista a sfiorare il gol: al rientro dagli spogliatoi Darmian crossa da sinistra, Florenzi colpisce in spaccata al volo ma il pallone schizza esternamente e non inquadra la porta per questione di centimetri.
Gli azzurri si gettano all’arrembaggio, ma evidenziando i soliti problemi in fase di organizzazione. Ventura le prova tutte, infilando – dopo aver tergiversato – Belotti ed El Shaarawy per Gabbiadini e Darmian aumentano la pressione. Nell’ultimo quarto d’ora va dentro pure Bernardeschi, al posto di un impreciso Candreva.
San Siro prova a rinfocolare l’entusiasmo cantando l’inno di Mameli a squarciagola, ma non serve a nulla: gli azzurri producono solo un tiro bellissimo di El Shaarawy al volo che Olsen smanaccia fuori. Neppure i 5’ di recupero e Buffon (all’ultima partita in Nazionale) proteso in avanti sui calci da fermo riescono a materializzare il miracolo: la catenacciara Svezia ci dà una lezione sul nostro suolo e noi, italiani, l’anno prossimo il Mondiale ce lo vedremo (s)comodamente seduti da casa.